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Patata dell’Alto Viterbese Igp - Disciplinare di produzione 2017

Pubblicato da disciplinare
Patata dell’Alto Viterbese

La denominazione Patata dell’Alto Viterbese Igp - Disciplinare di produzione 2017 designa i tuberi maturi della specie Solanum tuberosum della famiglia delle Solanacee ottenuti con tuberi semi di varietà patate iscritte nel catalogo comune delle varietà di piante agricole coltivate nel territorio più a nord del Lazio, in provincia di Viterbo, compreso tra il lago di Bolsena, l’Umbria e la Toscana.

Modifica ai sensi dell’articolo 53, paragrafo 2, primo comma, del regolamento (UE) n. 1151/2012.

PATATA DELL’ALTO VITERBESE

n. UE: PGI-IT-01038-AM01 — 5.5.2017

DOP ( ) IGP ( X )

1.   Gruppo richiedente e interesse legittimo

CO.P.VIT Soc. Coop. Agr.

Via Rugarella 8

01021 Acquapendente (VT)

ITALIA

Tel. 0763.733264

Fax 0763.731064

E-mail: info@copavit.it

CO.P.VIT Soc. Coop. Agr è legittimato a presentare domanda di modifica ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del Decreto del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali n. 12511 del 14 ottobre 2013.

2.   Stato membro o paese terzo

Italia

3.   Voce del disciplinare interessata dalla modifica

Denominazione del prodotto

Descrizione del prodotto

Zona geografica

Prova dell’origine

Metodo di produzione

Legame

Etichettatura

Altro: [Confezionamento]

4.   Tipo di modifica

Modifica a un disciplinare di una DOP o IGP registrata da considerarsi non minore ai sensi dell’articolo 53, paragrafo 2, terzo comma, del regolamento (UE) n. 1151/2012.

Modifica a un disciplinare di una DOP o IGP registrata, per cui il documento unico (o documento equivalente) non è stato pubblicato, da considerarsi non minore ai sensi dell’articolo 53, paragrafo 2, terzo comma, del regolamento (UE) n. 1151/2012.

5.   Modifica (modifiche)

Descrizione del prodotto

 

(1)

La seguente frase dell’articolo 2 del disciplinare di produzione e del punto 3.2 del documento unico:

«La denominazione «Patata dell’Alto Viterbese» designa il tubero della specie Solanum tuberosum ottenuto dalle varietà Monalisa, Ambra, Agata, Vivaldi, Finka, Marabel, Universa, Chopin, Arizona e Agria, coltivate nell’area delimitata di cui all’articolo 3, che presenta all’atto dell’immissione al consumo le seguenti caratteristiche:»

è così modificata

«La denominazione «Patata dell’Alto Viterbese» designa i tuberi maturi della specie Solanum tuberosum della famiglia delle Solanacee ottenuti con tuberi semi di varietà patate iscritte nel catalogo comune delle varietà di piante agricole coltivate nell’area delimitata di cui all’articolo 3, che presenta all’atto dell’immissione al consumo le seguenti caratteristiche:»

Si consente l’utilizzo anche di altre varietà iscritte di piante iscritte nel catalogo comune delle varietà di piante agricole. La modifica permette agli agricoltori di utilizzare le varietà che la ricerca scientifica mette a annualmente disposizione, nel rispetto del mantenimento delle caratteristiche del prodotto che ne hanno determinato la sua reputazione negli anni.

 

(2)

La seguente frase dell’articolo 5 del disciplinare di produzione

«Nel caso di utilizzo di tuberi interi il calibro deve essere al massimo di 55 mm.»

è così modificata

«Nel caso di utilizzo di tuberi interi il calibro deve essere al massimo di 65 mm.»

Si è provveduto ad aumentare di 10 mm il calibro massimo dei tuberi-seme utilizzabili. Questa modifica permette un adeguamento del disciplinare di produzione delle pratiche agricole sviluppate negli ultimi anni nel settore.

 

(3)

La seguente frase dell’articolo 5 del disciplinare di produzione

«Deve essere effettuata un’aratura profonda non meno di 30 cm nei mesi di settembre-ottobre, che permette agli agenti atmosferici invernali (pioggia, gelo, neve) di agire disgregando le zolle più grosse ottenendo una tessitura più idonea ad accogliere il tubero-seme.»

è così modificata

«Deve essere effettuata un’aratura o rippatura, profonda non meno di 30 cm, nel periodo di settembre-dicembre dell’anno antecedente quello di semina, che permette agli agenti atmosferici invernali (pioggia, gelo, neve) di agire disgregando le zolle più grosse ottenendo una tessitura più idonea ad accogliere il tubero-seme.»

Viene inserita la possibilità di eseguire l’operazione di rippatura, consigliata in agricoltura biologica e da altre misure agro-climatiche-ambientali, che consente l’eliminazione della suola di aratura ed evita il depauperamento della sostanza organica del terreno.

È stato ampliato il periodo per effettuare le operazioni sul terreno (aratura e rippatura) per rispondere alle esigenze di lavorazione del terreno legate alle variazioni climatiche verificatesi nelle ultime annate.

 

(4)

La seguente frase dell’articolo 5 del disciplinare di produzione

«La quantità di seme impiegata ad ettaro è compresa tra 1 000 e 1 200 kg per il seme sezionato e tra i 1 800 e 3 000 kg per il seme intero.»

è così modificata

«La quantità di seme impiegata ad ettaro è compresa tra 800 e 1 200 kg per il seme sezionato e tra i 1 500 e 3 000 kg per il seme intero.»

Viene ridotto il numero minimo di tuberi seme sia per quello sezionato che per quello intero al fine di consentire agli agricoltori iscritti nel sistema di certificazione dell’IGP della «Patata dell’Alto Viterbese» la pratica di nuove tecniche agricole che permettono di ridurre le spese di impianto.

 

(5)

La seguente frase dell’articolo 5 del disciplinare di produzione

«è consentito che la patata venga coltivata sullo stesso appezzamento di terreno dopo un anno di altre colture.»

è così modificata

«è consentito che la patata venga coltivata sullo stesso appezzamento di terreno dopo un anno di altre colture, non appartenenti alla famiglia botanica delle Solanacee».

Con la modifica viene specificato che la rotazione deve avvenire con altre colture non appartenenti alla famiglie delle Solanacee. Tale precisazione permette un miglior controllo dei parassiti.

 

(6)

La seguente frase è stata soppressa:

«É ammessa al momento della semina a pieno campo o localizzato nel solco, l’intervento di geodisinfestazione.»

La pratica della geodisinfestazione rientra nei disciplinari di produzione di lotta integrata della Regione Lazio, pertanto il rispetto è già obbligatorio per produttori della «Patata dell’Alto Viterbese».

 

(7)

La seguente frase dell’articolo 5 del disciplinare di produzione

«Occorre effettuare una sarchiatura poco dopo l’emergenza seguita da una rincalzatura.»

è così modificata

«Occorre effettuare una sarchiatura poco dopo l’emergenza seguita da una o più rincalzature.»

Viene prevista la possibilità di eseguire più rincalzature. La modifica permette un maggiore controllo delle erbe infestanti.

 

(8)

La seguente frase dell’articolo 5 del disciplinare di produzione e del punto 3.6 del documento unico:

«Dopo una seconda cernita, che può avvenire manualmente o avvalendosi di appositi macchinari, il prodotto viene immesso in acqua ozonizzata al fine di rallentare il processo di ossidazione.»

è così modificata

«Dopo una seconda cernita, che può avvenire manualmente o avvalendosi di appositi macchinari, il prodotto viene immesso in apposite soluzioni al fine di rallentare il processo di ossidazione.»

La modifica, tenendo conto delle evoluzioni tecnologiche, permette ai condizionatori di utilizzare alternative all’acqua ozonizzata per rallentare il processo di ossidazione della Patata.

Legame

 

(9)

La seguente frase dell’articolo 6 del disciplinare di produzione e del punto 5.1 del documento unico

«Sono terreni acidi, con pH compreso tra 5,0 e 6,5 - a cui la patata si adatta bene essendo una coltura tollerante all’acidità – con elevato contenuto di potassio (compresi tra 600-1 000 ppm) e microelementi.»

è così modificata

«Sono terreni da sub-acidi a sub-alcalini, con pH compreso tra 5,5 e 7,5 - a cui la patata si adatta bene essendo una coltura tollerante all’acidità – con elevato contenuto di potassio (compresi tra 600-1 300 ppm) e microelementi».

Trattasi di un adeguamento della descrizione delle caratteristiche chimiche del terreno, a seguito di analisi effettuate sui i terreni di coltivazione dei coltivatori della «Patata dell’Alto Viterbese». La modifica non incide né sulle caratteristiche del prodotto, che rimangono immutate, né sulla reputazione della denominazione, elemento fondante il legame del prodotto con l’area geografica.

Altro

Confezionamento

 

(10)

I seguenti paragrafi dell’articolo 8 del disciplinare di produzione e del punto 3.6 del documento unico:

«Per il fresco

confezione vert-bag, girsac, buste e scatole di cartone da: 1 kg, 1,5 kg, 2 kg, 2,5 kg, 5 kg;

retina da: 1 kg, 1,5 kg, 2 kg, 2,5 kg;

sacco da: 2,5 kg, 3 kg, 4 kg, 5 kg, 10 kg;

cartone da: 5 kg, 10 kg, 12,5 kg, 15 kg, 20 kg, 25 kg;

cassa in legno da: 12,5 kg, 15 kg, 18 kg, 20 kg, 25 kg;

cesta da: 10 kg, 12,5 kg, 15 kg, 20 kg, 25 kg;»

«Per la IV gamma:

busta di plastica per alimenti trasparente, sigillata, in atmosfera controllata, da 0,5 kg, 1,0 kg, 2 kg, 5 kg e 10 kg.

buste in plastica per alimenti trasparente sigillata e sottovuoto da 0,5 kg, 1 kg, 1,5 kg, 2 kg, 5 kg, 10 kg.

buste in plastica per alimenti trasparente, sigillata con prodotto immerso in acqua da 0,5 kg, 1 kg, 2 kg, 5 kg, 10 kg riferito al peso sgocciolato».

Sono così sostituiti

«Per il fresco:

confezione vert-bag, girsac, buste e scatole di cartone, retina, sacco, cassa in legno, cesta da 1 kg a 25 kg.»

«Per la IV gamma:

busta di plastica per alimenti trasparente, sigillata, in atmosfera controllata, da 0,5 kg a 10 kg;

buste in plastica per alimenti trasparente sigillata e sottovuoto da 0,5 kg a 10 kg;

buste in plastica per alimenti trasparente, sigillata con prodotto immerso in acqua da 0,5 kg a 10 kg riferito al peso sgocciolato»

La modifica punta a raggruppare le principali tipologie di confezione prevedendo qualsiasi peso compreso tra 1 kg e 25 kg per il fresco e da 0,5 kg a 10 kg per la IV gamma, al fine di meglio rispondere alle esigenze commerciali.

 

(11)

La seguente frase dell’articolo 8 del disciplinare di produzione e del punto 3.6 del documento unico

«Non è ammessa la vendita di prodotto sfuso, ad esclusione del caso in cui il singolo tubero venga etichettato secondo le modalità previste dal presente articolo.»

è così modificata

«Non è ammessa la vendita di prodotto sfuso.»

Si prevede l’eliminazione della condizione prevista per la vendita del prodotto sfuso in quanto non praticata.

DOCUMENTO UNICO

«PATATA DELL’ALTO VITERBESE»

n. UE: PGI-IT-01038-AM01 – 5.5.2017

DOP ( ) IGP ( X )

1.   Denominazione (denominazioni) [della DOP o IGP]

«Patata dell’Alto Viterbese»

2.   Stato membro o paese terzo

Italia

3.   Descrizione del prodotto agricolo o alimentare

3.1.   Tipo di prodotto

Classe 1.6. Ortofrutticoli e cereali, freschi o trasformati.

3.2.   Descrizione del prodotto a cui si applica la denominazione di cui al punto 1

La denominazione «Patata dell’Alto Viterbese» designa i tuberi maturi della specie Solanum tuberosum della famiglia delle Solanacee ottenuti con tuberi semi di varietà patate iscritte nel catalogo comune delle varietà di piante agricole coltivate nell’area delimitata, che presenta all’atto dell’immissione al consumo le seguenti caratteristiche:

Fisiche:

forma: ovale od ovale allungata regolare;

calibro: compresa tra 40 e 75 mm;

buccia: giallo, liscia;

pasta: gialla;

parte edibile: non inferiore al 97 %.

Per il prodotto destinato alla IV gamma non sono previsti limiti di forma e di calibratura. Tale prodotto si presenta privo di buccia e tagliato secondo le esigenze del mercato.

Chimiche (per 100 grammi di parte edibile):

umidità: compresa tra 75 e 85 %;

amido: minimo 10 g;

Tolleranze di qualità:

fino ad un massimo di 3 mm di profondità qualsiasi difetto è considerato superficiale e non viene preso in considerazione, tranne nel caso di scabbia superficiale e che interessi oltre il 15 % della superficie dei tuberi.

In ciascuna confezione destinata al mercato sono ammesse, inoltre, le seguenti tolleranze di qualità:

difetti esterni dei tuberi:

immaturi, non interi, avvizziti e deformati: 1 % in peso;

inverditi: 3 % in peso;

scabbia superficiale: 3 % in peso;

ferite meccaniche: 3 % in peso;

danni da malattie fungine: 2 % in peso;

difetti interni dei tuberi:

maculature ferruginose: 3 % in peso;

macchie sottoepidermiche: 5 % in peso;

cuore cavo: 3 % in peso;

difetti di lavorazione:

terra aderente: 1 % in peso;

terra non aderente ed altre impurità: 0 % in peso.

Le tolleranze di qualità non potranno in alcun modo superare il 10 % in peso sul totale; non è ammessa alcuna tolleranza per odore e sapore estranei.

Per il prodotto di IV gamma non sono ammesse macchie sul prodotto confezionato superiori al 5 % in peso.

Tolleranze di calibro:

per il prodotto destinato al mercato del fresco è tollerato in ogni confezione il 5 % in numero di tuberi di calibro inferiore o superiore rispetto a quanto stabilito.

3.3.   Mangimi (solo per i prodotti di origine animale) e materie prime (solo per i prodotti trasformati)

3.4.   Fasi specifiche della produzione che devono aver luogo nella zona geografica delimitata

Tutte le operazioni di coltivazione della «Patata dell’Alto Viterbese» devono avvenire nell’area geografica di produzione delimitata al punto 4.

3.5.   Norme specifiche in materia di affettatura, grattugiatura, confezionamento ecc. del prodotto cui si riferisce la denominazione registrata

Il prodotto può essere direttamente commercializzato tal quale o conservato in magazzini frigoriferi a riparo dalla luce, alla temperatura di 5-8 °C ed umidità relativa compresa tra 88 e 93 %. I tuberi non possono sostare in frigo oltre i 9 mesi.

Le patate possono essere sottoposte ad un trattamento antigermogliante in fase gassosa.

Processo di IV gamma

Le patate vengono sottoposte al processo di lavaggio in acqua per rimuovere terra ed eventuali altre impurità.

Successivamente vengono avviate alla pelatura meccanica e sottoposte ad una prima cernita dove vengono eliminati i tuberi non utilizzabili ai fini alimentari oltre che eventuali impurità ancora presenti (sassi, materiale vegetale diverso ecc.).

Il prodotto viene sottoposto al processo di taglio o prosegue la lavorazione come tubero intero.

Dopo una seconda cernita, che può avvenire manualmente o avvalendosi di appositi macchinari, il prodotto viene immesso in apposite soluzioni al fine di rallentare il processo di ossidazione.

Successivamente il prodotto viene pesato e confezionato in appositi contenitori per alimenti.

Il confezionamento della «Patata dell’Alto Viterbese» deve essere effettuato in una delle seguenti tipologie di confezioni:

«Per il fresco:

confezione vert-bag, girsac, buste e scatole di cartone, retina, sacco, cassa in legno, cesta da 1 kg a 25 kg.»

«Per la IV gamma:

busta di plastica per alimenti trasparente, sigillata, in atmosfera controllata, da 0,5 kg a 10 kg; buste in plastica per alimenti trasparente sigillata e sottovuoto da 0,5 kg a 10 kg; buste in plastica per alimenti trasparente, sigillata con prodotto immerso in acqua da 0,5 kg a 10 kg riferito al peso sgocciolato; secchiello in plastica per alimenti trasparente sigillato con prodotto immerso in acqua da 5 kg e 10 kg.»

Non è ammessa la vendita di prodotto sfuso.

3.6.   Norme specifiche in materia di etichettatura del prodotto cui si riferisce la denominazione registrata

L’etichetta, da apporre sulle confezioni, oltre al simbolo grafico comunitario, alle relative menzioni e alle informazioni corrispondenti ai requisiti di legge, riporta l’indicazione: «Patata dell’Alto Viterbese» seguita dalla sigla IGP o dalla dicitura Indicazione geografica protetta; è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista.

4.   Delimitazione concisa della zona geografica

I comuni dell’areale IGP si trovano nella Provincia di Viterbo e sono: Acquapendente, Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Latera, Onano, S. Lorenzo Nuovo, Valentano e Proceno.

5.   Legame con la zona geografica

L’areale di produzione della «Patata dell’Alto Viterbese» IGP, ricade nel territorio più a nord del Lazio, in provincia di Viterbo, compreso tra il lago di Bolsena, l’Umbria e la Toscana. Il comprensorio, ricadente nella zona del complesso vulcanico-vulsino, è caratterizzato da terreni di origine vulcanica ricchi di potassio e da un microclima che risente degli influssi del Lago di Bolsena. L’origine vulcanica caratterizza profondamente i terreni dell’areale che presentano peculiarità quali la presenza di formazioni laviche e piroclastiche, e presentano una tessitura franco-sabbiosa con permeabilità alta e densità apparente bassa. Sono terreni da sub-acidi a sub-alcalini, con pH compreso tra 5,5 e 7,5 - a cui la patata si adatta bene essendo una coltura tollerante all’acidità – con elevato contenuto di potassio (compresi tra 600-1 300 ppm) e microelementi.

Le condizioni climatiche sono influenzate dalla presenza del lago di Bolsena, imponente bacino lacustre, che grazie alla sua azione mitigatrice, determina delle condizioni microclimatiche particolarmente favorevoli per la coltura della «Patata dell’Alto Viterbese». Le precipitazioni medie della zona oscillano tra gli 850 e i 1 200 mm/anno, concentrate nelle stagioni autunnali e primaverili, mentre si creano condizioni di siccità nel periodo estivo. Le temperature medie annuali oscillano tra i 13,5 °C ed i 15,5 °C. L’omogeneità delle caratteristiche pedo-climatiche della zona, è confermata dalla Carta del fitoclima del Lazio che classifica in un’unica aree l’areale di produzione dell’IGP «Patata dell’Alto Viterbese»: Regione Mesaxerica, Termitipo collinare superiore (submontano), Ombrotipo iperumido inferiore.

La «Patata dell’Alto Viterbese» è caratterizzata dai seguenti aspetti:

intensità del colore della pasta esclusivamente giallo;

colore uniforme della buccia senza alterazioni;

sapore intenso e gradevole;

estrema versatilità per i diversi usi gastronomici.

Le caratteristiche della «Patata dell’Alto Viterbese» IGP, sono determinate dall’ambiente di coltivazione (suolo, clima, tecnica colturale, tipologia di conservazione), per cui risulta evidente il legame della «Patata dell’Alto Viterbese» con l’areale di produzione. Sono proprio la composizione chimica, il pH, le presenza di microelementi e minerali nel terreno, unite alla presenza del lago di Bolsena che hanno determinato l’affermazione del prodotto. Infatti, nel periodo primaverile (aprile/maggio), quando la patata si trova nella fase di emergenza ed inizio sviluppo vegetativo, le temperature dell’areale IGP si attestano tra 12-14,5 °C: si tratta di temperature ottimali per queste fasi fisiologiche della pianta. In estate, le temperature dell’areale grazie all’influenza del lago di Bolsena, tendono ad innalzarsi gradualmente a partire dai 17 °C fino ad arrivare intorno a 24 °C nel mese di luglio; in questo periodo di tempo la patata compie tutto il ciclo biologico fino ad arrivare alla fase di maturazione. Tali condizioni climatiche ottimali della zona (temperatura inferiore a 24 °C) determinano una migliore traslocazione dei carboidrati e degli elementi minerali verso i tuberi della pianta. Per quanto riguarda le precipitazioni (media annua tra 800 e 1 200 mm/anno) durante il mese di agosto, l’assenza di piogge, unitamente alle alte temperature, con picchi fino a 30 °C, favorisce la fase di maturazione o senescenza. Inoltre le condizioni di siccità nella fase di raccolta del prodotto determinano le caratteristiche qualitative della «Patata dell’Alto Viterbese», quali il colore uniforme della buccia e l’aspetto complessivo dei tuberi (la pioggia favorisce fenomeni di alterazione della buccia che si macchia di scuro).

L’insieme delle caratteristiche della «Patata dell’Alto Viterbese» derivanti dall’interazione con l’ambiente hanno determinato una reputazione testimoniata dal ritrovamento di una serie di documentazioni (bollette di accompagnamento delle merci, fatture ecc.) che attestano anche il consolidato legame storico-culturale-sociale instaurato tra prodotto e territorio. Riviste specialistiche, fotografie, racconti di autori locali e testimonianze cinematografiche attestano la presenza della «Patata dell’Alto Viterbese» sin dagli inizi del ‘900. L’attuale reputazione della «Patata dell’Alto Viterbese» è testimoniata da numerose pubblicazioni, articoli e ricette. Tra le pubblicazioni più significative se ne citano due ad opera della Comunità Montana Alta Tuscia Laziale ovvero «L’alta Tuscia nel Piatto — Guida ai Sapori e ai Saperi dell’Alta Tuscia» (2008) e «I Prodotti Agroalimentari Tipici Dell’alta Tuscia» (2001), nelle quali alla denominazione «Patata dell’Alto Viterbese», citata come prodotto tipico della zona, è dedicata una sezione specifica che ne descrive le caratteristiche di sapore, gli usi e l’impiego nelle ricette locali. La «Patata dell’Alto Viterbese» è citata anche in occasione dell evento enogastronomico «Golosando tra le Specialità della Comunità Montana Alta Tuscia Laziale» svolto ad Orvieto il 9 ottobre 2004. Alla «Patata dell’Alto Viterbese» è dedicata una sezione nella guida «Tuscia a tavola — ricette, curiosità, prodotti tradizioni gastronomiche della provincia di Viterbo» di Italo Arieti (ed. Primaprint editori in Viterbo VI edizione, 2005). La «Patata dell’Alto Viterbese» è inoltre citata come tipica del Lazio in un articolo della rivista Informatore Agrario dal titolo «Ma quante belle patate … viaggio in Italia tra le patate di grande tradizione» (pagg. 22-27, Novembre-dicembre 2008). Inoltre, di rilievo risultano essere i richiami pubblicati su siti Internet alla «Patata dell’Alto Viterbese», considerata per la sua consistenza pastosa ideale per la preparazione degli gnocchi. L’importanza del prodotto nel costume locale è testimoniata dalla tradizione delle sagre: dalla Sagra degli Gnocchi, inaugurata nel 1977 a S. Lorenzo Nuovo, alla Sagra della Patata che dal 1985 ha luogo nel Comune di Grotte di Castro coinvolgendo intensamente la popolazione locale nell’allestimento delle manifestazioni. È da citare anche un’attività di promozione del prodotto «Patata dell’Alto Viterbese» svolta da parte di cooperative di agricoltori locali attraverso mostre pomologiche delle varietà coltivate e quelle in sperimentazione, nel 2001 giunta alla quinta edizione. Il legame culturale è sottolineato, inoltre, anche dal largo impiego della patata in numerose altre ricette tipiche della tradizione gastronomica locale, coma la Minestra con «l’orloge», così detta dal modo di tagliere le patate, la Pasta e patate, piatto povero della tradizione contadina dell’alto viterbese e la frittata di patate, preparata senza le classiche uova.

Riferimento alla pubblicazione del disciplinare

(articolo 6, paragrafo 1, secondo comma, del presente regolamento)

Questa Amministrazione ha attivato la procedura nazionale di opposizione pubblicando la proposta modifica della IGP «Patata dell’Alto Viterbese» nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana n. 66 del 20 marzo 2017.

Il testo consolidato del disciplinare di produzione è consultabile sul sito Internet:

http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3335»

Oppure

accedendo direttamente all’home page del sito del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (www.politicheagricole.it), cliccando su «Prodotti DOP IGP» (in alto a destra dello schermo), poi su Prodotti DOP IGP STG (di lato, sulla sinistra dello schermo) ed infine su «Disciplinari di Produzione all’esame dell’UE».

Tag : Patata dell'Alto Viterbese

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