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Miele delle Dolomiti Bellunesi Dop - Modifiche ordinarie del disciplinare di produzione 2023

Pubblicato da disciplinare
Miele delle Dolomiti Bellunesi

Sono approvate le modifiche ordinarie al disciplinare di produzione della denominazione di  origine protetta Miele delle Dolomiti Bellunesi di cui alla proposta pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana Serie generale n. 74 del 28 marzo 2023.

MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, DELLA SOVRANITA' ALIMENTARE E DELLE FORESTE
DECRETO 12 giugno 2023  

Modifiche ordinarie al disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Miele  delle Dolomiti Bellunesi». (23A03540)

(GU n.146 del 24-6-2023)
 
 --> Vai al DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DELLA Dop Miele delle Dolomiti Bellunesi


IL DIRIGENTE DELLA PQAI IV
della Direzione generale per la promozione
della qualita' agroalimentare e dell'ippica

Visto il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualita' dei prodotti
agricoli e alimentari;
Visto il regolamento (UE) 2021/2117 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 2 dicembre 2021 che modifica i regolamenti (UE) n.
1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti
agricoli, (UE) n. 1151/2012 sui regimi di qualita' dei prodotti
agricoli e alimentari, (UE) n. 251/2014 concernente la definizione,
la designazione, la presentazione, l'etichettatura e la protezione
delle indicazioni geografiche dei prodotti vitivinicoli aromatizzati
e (UE) n. 228/2013 recante misure specifiche nel settore
dell'agricoltura a favore delle regioni ultraperiferiche dell'Unione;
Visto il regolamento delegato (UE) n. 664/2014 della Commissione
del 18 dicembre 2013 che integra il regolamento (UE) n. 1151/2012 del
Parlamento europeo e del Consiglio con riguardo alla definizione dei
simboli dell'Unione per le denominazioni di origine protette, le
indicazioni geografiche protette e le specialita' tradizionali
garantite e con riguardo ad alcune norme sulla provenienza, ad alcune
norme procedurali e ad alcune norme transitorie supplementari;
Visto il regolamento di esecuzione (UE) n. 668/2014 della
Commissione del 13 giugno 2014 recante modalita' di applicazione del
regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio
sui regimi di qualita' dei prodotti agricoli e alimentari;
Visto il regolamento delegato (UE) 2022/891 della Commissione del
1° aprile 2022 recante modifica del regolamento delegato (UE) n.
664/2014 che integra il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento
europeo e del Consiglio con riguardo alla definizione dei simboli
dell'Unione per le denominazioni di origine protette, le indicazioni
geografiche protette e le specialita' tradizionali garantite e con
riguardo ad alcune norme sulla provenienza, ad alcune norme
procedurali e ad alcune norme transitorie supplementari;
Visto il regolamento di esecuzione (UE) 2022/892 della Commissione
del 1° aprile 2022 che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n.
668/2014 della Commissione recante modalita' di applicazione del
regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio
sui regimi di qualita' dei prodotti agricoli e alimentari;
Visto il regolamento di esecuzione (UE) n. 241/2011 dell'11 marzo
2011, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 66/15
del 12 marzo 2011, con il quale e' stata registrata la Denominazione
di Origine Protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» ed approvato il
relativo disciplinare di produzione;
Visto il decreto 14 ottobre 2013, recante disposizioni nazionali
per l'attuazione del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento
europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012, sui regimi di qualita'
dei prodotti agricoli e alimentari in materia di DOP, IGP e STG,
pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana - Serie
generale n. 251 del 25 ottobre 2013;
Vista la domanda di modifica del disciplinare, presentata da
Apidolomite societa' cooperativa agricola a r.l., ai sensi dell'art.
13, comma 1 del decreto MIPAAF del 14 ottobre 2013;
Visto il parere favorevole espresso dalla Regione Veneto competente
per territorio ai sensi del sopra citato decreto 14 ottobre 2013, in
merito alla domanda di modifica del disciplinare di che trattasi;
Visto che la domanda di modifica rientra nell'ambito delle
modifiche ordinarie cosi' come stabilito dall'art. 53 del regolamento
(UE) n. 1151/2012, come modificato dal regolamento (UE) 2021/2117;
Visto che la modifica riguarda il disciplinare di una DOP
registrata, per cui il documento unico pubblicato nella Gazzetta
ufficiale dell'Unione europea C 184 dell'8 luglio 2010 e' stato
modificato;
Visto il comunicato del Ministero, pubblicato nella Gazzetta
ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale n. 74 del 28
marzo 2023 con il quale e' stata resa pubblica la proposta di
modifica del disciplinare di produzione della denominazione di
origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» ai fini della
presentazione di opposizioni, come previsto dal regolamento (UE) n.
1151/2012;
Considerato che entro il termine previsto dal decreto 14 ottobre
2013, non sono pervenute opposizioni riguardo la proposta di modifica
di che trattasi;
Ritenuto che, a seguito dell'esito positivo della predetta
procedura nazionale di valutazione, conformemente all'art. 53 del
regolamento (UE) n. 1151/2012, come modificato dal regolamento (UE)
2021/2117, sussistono i requisiti per approvare con il presente
decreto le modifiche ordinarie contenute nella citata domanda di
modifica del disciplinare di produzione della denominazione di
origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;
Ritenuto altresi' di dover procedere alla pubblicazione del
presente decreto di approvazione delle modifiche ordinarie del
disciplinare di produzione in questione, e del relativo documento
unico con- solidato, come prescritto dal regolamento dall'art. 53 del
regolamento (UE) n. 1151/2012, come modificato dal regolamento (UE)
2021/2117, nonche' alla comunicazione delle stesse modifiche or-
dinarie alla Commissione europea;
Visto il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante norme
generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle
amministrazioni pubbliche ed in particolare l'art. 16, comma 1,
lettera d);
Vista la direttiva direttoriale n. 149534 del 31 marzo 2022 della
Direzione generale per la promozione della qualita' agroalimentare e
dell'ippica, in particolare l'art. 1, comma 4, con la quale i
titolari degli uffici dirigenziali non generali, in coerenza con i
rispettivi decreti di incarico, sono autorizzati alla firma degli
atti e dei provvedimenti relativi ai procedimenti amministrativi di
competenza;

Decreta:

Art. 1

1. Sono approvate le modifiche ordinarie al disciplinare di produzione della denominazione di  origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di cui alla proposta pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana Serie generale n. 74 del 28 marzo 2023.
2. Il disciplinare di produzione consolidato della denominazione di origine protetta «Miele delle  Dolomiti Bellunesi», ed il relativo documento unico figurano rispettivamente agli allegati A e B del presente decreto.

Art. 2

1. Il presente decreto entra in vigore a livello nazionale il
giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale
della Repubblica italiana.
2. Le modifiche ordinarie di cui all'art. 1 sono comunicate, entro
trenta giorni dalla predetta data di pubblicazione, alla Commissione
europea.
3. Il presente decreto e il disciplinare consolidato di cui
all'art. 1 della denominazione di origine protetta «Miele delle
Dolomiti Bellunesi» saranno pubblicati sul sito internet del
Ministero dell'agricoltura, della sovranita' alimentare e delle
foreste.
Il presente decreto sara' pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della
Repubblica italiana.
Roma, 12 giugno 2023

Il dirigente: Cafiero

Allegato A

DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DELLA Dop Miele delle Dolomiti Bellunesi

Art. 1.

Denominazione del prodotto

La denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti
Bellunesi», e' riservata al miele che risponde alle condizioni ed ai
requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.

Art. 2.

Descrizione del prodotto

Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto a partire dal
nettare dei fiori e dalle melate del territorio montano bellunese,
dall'ecotipo locale di «Apis mellifera» che deriva da incroci
naturali tra diverse razze apistiche, prevalentemente tra quella
Ligustica e Carnica; essa si e' particolarmente adattata nel corso
del tempo alle caratteristiche dell'ambiente montano alpino bellunese
e permette di ottenere buone rese di miele.
I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio
considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e
nettarifero, come l'acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il
tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo
nei territori montani, anche in alta quota, e per questo rendono
pregiato il Miele delle Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori
viene prodotta con una grande varieta' di specie alpine, scelte dalle
api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese.
In funzione quindi delle differenti specie botaniche che
fioriscono scalarmente durante il periodo di produzione o che danno
luogo a melate, si distinguono le seguenti tipologie di «Miele delle
Dolomiti Bellunesi»:

+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco |
+-------------------------------------------------------------------+
|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete |
+-------------------------------------------------------------------+

A. Caratteristiche chimico-fisiche
Oltre al «pregio floreale», la qualita' del Miele delle Dolomiti
bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la
salubrita' e l'elevata conservabilita', testimoniate anche dal basso
valore di HMF, che dipendono specialmente dalle caratteristiche
ambientali della zona geografica e dal «savoir faire» dei produttori.
Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» deve infatti presentare nelle
diverse tipologie le seguenti caratteristiche chimico-fisiche:

+-----------------------------------------------------+-------------+
|HMF (all'invasettamento) : |≤10 mg/kg |
+-----------------------------------------------------+-------------+
|Acqua: |≤ 18% |
+-----------------------------------------------------+-------------+

B. Caratteristiche melisso-palinologiche
Lo spettro pollinico generale e' quello caratteristico della
flora di montagna. Tuttavia, a seconda della origine floreale, gli
spettri pollinici delle diverse tipologie di «Miele delle Dolomiti
Bellunesi» devono rispettare i seguenti requisiti:

====================================================================
|Tipologia miele| Polline |
+===============+==================================================+
|Millefiori |caratteristici dell'area geografica di provenienza|
+---------------+--------------------------------------------------+
|Acacia |> 15% di Robinia pseudoacacia L. |
+---------------+--------------------------------------------------+
| |percentuali variabili di polline di Tilia spp., ma|
|Tiglio |quasi sempre molto basse |
+---------------+--------------------------------------------------+
|Castagno |> 90% di Castanea sativa M. |
+---------------+--------------------------------------------------+
|Rododendro |> 25% di Rododendrum spp. |
+---------------+--------------------------------------------------+
|Tarassaco |> 5% di Taraxacum spp. |
+---------------+--------------------------------------------------+
|Melata di bosco|presenza di indicatori di melata |
+---------------+--------------------------------------------------+
|Melata di Abete|presenza di indicatori di melata |
+---------------+--------------------------------------------------+

C. Caratteristiche organolettiche
Le caratteristiche organolettiche dipendono dall'origine floreale
e sono quindi diverse per le varie tipologie di miele; esse possono
presentare anche accentuate differenze nel colore e nei caratteri
organolettici, in rapporto alle diverse componenti nettarifere.
«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori (o multiflora):

+----------+--------------------------------------------------------+
|Colore |dal giallo chiaro all'ambrato |
+----------+--------------------------------------------------------+
|Sapore |dolciastro, morbido, piu' o meno intenso |
+----------+--------------------------------------------------------+
| |generalmente debole o di media intensita'; in qualche |
|Odore |caso richiama la presenza del nettare prevalente |
+----------+--------------------------------------------------------+
| |con spiccata tendenza alla cristallizzazione (fine ed |
|Aspetto |omogenea) |
+----------+--------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia (o Robinia):

+-------+-----------------------------------------------------------+
|Colore |chiaro, ambrato, trasparente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |delicato, caratteristico, molto dolce |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |non e' particolarmente caratteristico, puo' ricordare il |
|Odore |profumo dei fiori di robinia |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di |
|Aspetto|cristalli, anche se non cristallizza mai completamente |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio:

+---------+---------------------------------------------------------+
| |variabile dal giallo chiaro al verdolino o anche tendente|
|Colore |al bruno |
+---------+---------------------------------------------------------+
|Sapore |dolce, con leggero retrogusto amaro ma poco percettibile |
+---------+---------------------------------------------------------+
| |fresco caratteristico, mentolato, balsamico che ricorda |
|Odore |la tisana dei fiori di tiglio |
+---------+---------------------------------------------------------+
| |pastoso, con cristallizzazione ritardata e formazione di |
|Aspetto |cristalli grossi e irregolari |
+---------+---------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno:

+-------+-----------------------------------------------------------+
|Colore |bruno scuro variabile dal noce chiaro al noce quasi nero |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |poco dolce, amarognolo o molto amaro, tannico, astringente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Odore |aromatico, pungente, forte ed acre |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di |
| |cristalli; ha scarsa tendenza alla cristallizzazione che |
|Aspetto|avviene solo dopo svariati mesi dal raccolto |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |allo stato liquido, va dal quasi incolore al giallo |
| |paglierino; dal bianco al beige chiaro dopo la |
|Colore |cristallizzazione |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |caratteristico, delicato e gradevole, dolce |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |tenue, vegetale, fruttato che puo' ricordare il profumo del|
| |fiore ma anche le marmellate di frutti bosco o anche di |
|Odore |sciroppo di zucchero |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |prima liquido, dopo alcuni mesi cristallizza assumendo una |
|Aspetto|consistenza pastosa a granulazione fine |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |con riflessi gialli se liquido, giallo e cremoso se |
|Colore |cristallizzato |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente |
|Sapore |amaro, astringente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Odore |pungente, acuto, persistente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |cristallizza rapidamente con cristalli fine e regolari, che|
|Aspetto|determina una massa morbida e cremosa |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |da ambrato scuro fino a quasi nero quando e' liquida, |
|Colore |marrone se cristallizzata |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |di media intensita', persistente in bocca; poco o |
| |normalmente dolce, puo' essere caratterizzato da una nota |
|Sapore |acida e salata |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Odore |caldo, spesso accompagnato da note resinose |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |resta liquido a lungo, ma puo' cristallizzare; asciutto, |
|Aspetto|viscoso, filante |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |da ambra scuro a quasi nero, talvolta tendente al verde |
|Colore |petrolio |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |poco o normalmente dolce, normalmente acido, di media |
| |intensita', di malto, latte condensato, panna cotta, |
|Sapore |caramello |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |caratteristico, balsamico, di legno, di resina, di |
|Odore |affumicato, di camino spento |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |resta liquido a lungo, puo' intorbidirsi per la formazione |
|Aspetto|di cristalli, in genere molto viscoso |
+-------+-----------------------------------------------------------+

Art. 3.

Zona di produzione

La zona geografica di produzione e di lavorazione del «Miele
delle Dolomiti Bellunesi» interessa l'intero territorio della
Provincia di Belluno, tutto situato in zona svantaggiata di montagna
i cui confini amministrativi sono limitati da catene montuose che
separano detta provincia a nord dall'Austria, ad est dalla Regione
Friuli-Venezia Giulia e ad ovest dalla Regione Trentino Alto Adige.

Art. 4.

Prova dell'origine

Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando
per ognuna, gli input e gli output. In questo modo e attraverso
l'iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di
controllo, delle arnie, dei produttori e dei confezionatori, la
tenuta di registri di produzione e di confezionamento nonche'
attraverso la dichiarazione tempestiva alla struttura di controllo
delle quantita' prodotte, e' garantita la tracciabilita' e la
rintracciabilita' del prodotto. Tutte le persone, fisiche o
giuridiche, iscritte nei relativi elenchi sono assoggettate al
controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto
disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di
controllo.

Art. 5.

Metodo di ottenimento del prodotto

Produzione. Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» e' prodotto da un
ecotipo locale di Apis mellifera che deriva da incroci tra diverse
razze apistiche, prevalentemente tra l'Apis Ligustica e la Carnica,
che si e' particolarmente adattata alle peculiarita' dell'ambiente
montano bellunese. Proprio grazie al suo adattamento non si sono mai
riscontrati particolari problemi legati alle temperature: se ben
correttamente invernata, sopporta bene le basse temperature anche per
lunghi periodi; cosi' come le alte temperature non sono mai tali da
creare inconvenienti a questo tipo di allevamento. Esse raccolgono il
nettare presente nelle fioriture locali, tipiche di questo territorio
montano, quali, prevalentemente, l'acacia, il tiglio, tarassaco, il
castagno, il rododendro e varie labiacee nonche' da infinite altre
varieta' di specie erbacee, arboree ed arbustive presenti in forma
spontanea.
Per un'eventuale nutrizione proteica alle famiglie di api e'
vietato l'impiego di prodotti contenenti polline d'origine diversa da
quella strettamente locale. Una pratica normalmente adottata, e'
quella che prevede la raccolta di favi di polline o di solo polline,
quest'ultimo mediante delle trappole, da essiccare o immagazzinare in
congelatore durante il periodo di elevata produzione e poi da
riutilizzare in periodi di minor disponibilita' pollinifera.
Il miele, si ottiene da arnie stanziali o che vengono
periodicamente spostate solamente all'interno del territorio
bellunese previsto all'art. 3; tale miele deve venir estratto
direttamente dai favi dei melari mediante centrifugazione. Sono
vietate altre manipolazioni o trattamenti aggiunti.
Raccolta. All'inizio delle fioriture nel territorio si provvede
alla posa dei melari interponendo tassativamente un «escludi regina»
tra il nido e il primo melario allo scopo di evitare che la regina
possa estendere la deposizione delle uova anche nei melari. La
raccolta del prodotto deve avvenire durante o dopo la fioritura
d'interesse del miele depositato nei favi da melario, in funzione del
raggiungimento del giusto grado di maturazione del prodotto. Al
momento del prelevamento dei melari le api possono venire allontanate
con metodi che non devono alterare la qualita' del prodotto, quali
l'api-scampo o il soffiatore, limitando l'impiego di affumicatori
che, se necessari per una migliore gestione in sicurezza della
colonia, vanno comunque mantenuti a debita distanza dai melari per
evitare di trasferire al miele odori e sapori estranei. Negli
affumicatori e' consentito preferibilmente l'uso di pezzi di juta,
rotoli di cartone non stampato, aghi di pino, fieno.
La raccolta del miele avviene sempre per fasi successive, in
concomitanza delle diverse fioriture, al fine di ottenere un prodotto
monofloreale differenziato.
Eventuali trattamenti sanitari, da eseguire alle api solo ed
esclusivamente al termine di ogni fioritura e dopo il prelievo di
tutti i melari, devono rispettare, in modo rigoroso, il Piano
Regionale di profilassi che, annualmente, viene predisposto dal
Centro Regionale di Apicoltura del Veneto, e devono essere praticati
con totale rispetto delle modalita' e dei tempi programmati, con
principi attivi naturali che garantiscano l'assenza di residui nel
prodotto.
Lavorazione. Tutto il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» DOP,
prodotto nel territorio di cui all'art. 3, deve essere lavorato e
preparato per la vendita in appositi laboratori di smielatura,
autorizzati e controllati dal Servizio Veterinario competente per
territorio.
Dopo la raccolta dei melari si deve procedere, prima che il
prodotto possa cristallizzare o fermentare in favo e comunque entro
15 giorni dalla raccolta dei melari, all'estrazione del prodotto dai
favi di melario, operazione da eseguire tassativamente ed
esclusivamente con la centrifugazione. Queste operazioni vanno svolte
in condizioni tali da evitare il rischio di cristallizzazioni e
fermentazioni. E' consigliato l'uso di deumidificatori ambientali.
Non sono consentiti altri metodi d'estrazione. Il miele cosi'
ottenuto viene collocato in appositi recipienti inox, detti
maturatori, previa una filtrazione che consenta il passaggio di tutti
i granuli di polline presenti nel prodotto per poterne verificare
l'origine botanica.
La permanenza del miele nei maturatori deve prolungarsi per
almeno 10-15 giorni, allo scopo di favorire e completare
l'affioramento di schiuma o eventuali piccoli residui di cera, che
saranno totalmente asportati prima del confezionamento.
Dopo l'estrazione e la purificazione, sono consentite
esclusivamente le operazioni tecnologiche che non alterino le
caratteristiche tipiche del prodotto, quali la deumidificazione, la
cristallizzazione guidata e il riscaldamento per la fluidificazione
del prodotto che, rigorosamente, non deve mai superare i 40°C.
Tutto il ciclo di lavorazione del prodotto deve avvenire in
ambienti asciutti, mettendo in atto ogni precauzione di ordine
igienico-sanitario, necessaria per evitare qualsiasi contaminazione
con sostanze estranee, sporcizia, insetti o altri animali.
Conservazione. La conservazione deve garantire il mantenimento
delle caratteristiche del prodotto; in particolare i vasetti
confezionati e pronti per la vendita vanno tenuti in ambiente
asciutto, privo di odori estranei, in ambiente fresco e al riparo
della luce.

Art. 6.

Legame con l'ambiente geografico

La zona di produzione e' un territorio montano, tra vallate e
alte quote, che presenta caratteristiche pedoclimatiche ed ecologiche
delle zone Alpine, ricco di boschi e pascoli.
Nella zona di produzione non sono presenti grossi insediamenti
industriali, ne' attivita' agricole intensive e nemmeno grandi vie di
comunicazione, potenziali fonti d'inquinamento anche per i prodotti
dell'apicoltura. Queste condizioni permettono di ottenere un miele
pulito e salubre, senza metalli pesanti o inquinanti ambientali.
Le condizioni climatico-ambientali del bellunese, come
temperatura e piovosita' media, ricavate dagli archivi storici,
risultano fortemente differenti dalle altre zone limitrofe della
pianura e alle medie regionali del Veneto e influiscono positivamente
sulla secrezione nettarifera, sulla qualita' del prodotto e sulla sua
conservabilita'.
Le basse temperature e l'elevata piovosita' permettono al
bellunese di detenere il primato regionale per ampiezza di superficie
a prati e pascolo, determinando lo sviluppo di una flora alpina molto
ricca, sviluppata in gran parte su substrati calcarei dolomitici, che
conta oltre 2.200 specie (1/3 della flora dell'intero territorio
nazionale) e che consente alle api di poter scegliere le migliori
fonti vegetali da dove attingere il nettare e il polline.
Le Dolomiti Bellunesi erano infatti famose gia' nei secoli scorsi
per il pregio floristico delle praterie e dei pascoli alpini; la
ricchezza e la particolarita' di tale flora costituisce una delle
principali motivazioni scientifiche del riconoscimento comunitario,
nazionale e regionale dei Parchi bellunesi.
Importantissimi, tra la flora d'alto fusto, i boschi di larice,
faggio, pino silvestre e abete rosso, che caratterizzano la zona. Ai
piedi delle pareti rocciose si estendono fitte foreste di latifoglie
e conifere e praterie d'alta quota ricche di flora con numerose
specie endemiche tra le quali rododendri, cardi, stelle alpine e da
altre piante montane. Nelle vallate la flora vascolare bellunese ha
una ragguardevole consistenza di oltre 1.400 entita' e tra queste non
sono poche quelle che meritano di essere ricordate perche' endemiche,
rare, o di elevato valore fitogeografico.
La flora erbacea polifita ed arborea e' ricca di specie che sono
considerate fra le migliori dal punto di vista apistico e pollinico,
come la robinia pseudoacacia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio,
l'erica, il trifoglio, nonche' un elenco lunghissimo di specie che
rientra nei mieli multifloreali.
Risulta inoltre molto importante anche la presenza di flora
nettarifera tipica della zona di montagna, come il castagno (Castanea
Sativa) e il cardo (Cardus s.p.) in quanto il nettare rappresenta
l'alimento necessario allo svolgimento del ciclo biologico delle api.
Tesi di laurea e ricerche dimostrano come la produzione di nettare
sia piu' elevata nelle piante coltivate in alta montagna rispetto a
quelle che crescono in pianura.
L'attivita' apistica e' sempre stata diffusa nella montagna
bellunese anche in tempi molto lontani quando, con l'uso dei bugni
rustici, la raccolta del miele richiedeva una grande capacita' da
parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di
api.
Anche nei tempi piu' difficili, l'apicoltura e' sempre stata
un'attivita' molto praticata in questi territori con l'uso prevalente
di semplici alveari villici. L'innovativa introduzione dell'arnia
«Dadant Blatt» ha facilitato la mielicoltura ma ancor oggi nella
montagna bellunese, l'attivita' apistica e' condotta in modo
artigianale e richiede ai produttori specifiche capacita' per il
posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo
sviluppo delle colonie, per il metodo raccolta e per la scelta del
periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie
floreali, nonche' per gli accorgimenti per la sua conservazione.
Oggi la maggior parte degli apicoltori opera nella Vallate
Bellunese e Feltrina e, accanto a questi, ci sono anche numerosi
produttori di alta quota che producono un miele particolarmente
pregiato, quale il miele di rododendro.
I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio,
considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e
nettarifero, come l'acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il
tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo
nei territori montani e per questo rendono pregiato il Miele delle
Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una
grande varieta' di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200
che caratterizzano la montagna bellunese.
Oltre al «pregio floreale», la qualita' del Miele delle Dolomiti
bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la
salubrita' e l'elevata conservabilita', testimoniate anche dal basso
valore di HMF, che derivano sia dalle caratteristiche della zona
geografica, sia dal «savoir faire» dei produttori.
L'ambiente montano alpino, caratterizzato da basse temperature,
elevata piovosita' e terreni di origine dolomitica, permettono lo
sviluppo di una flora alpina ricca di piante arboree ed erbacee di
elevato interesse apistico, rendendo il bellunese una zona adatta
alla produzione di un miele pregiato, proveniente da specie vegetali
presenti solo o prevalentemente nelle zone alpine montane.
Le basse temperature durante tutto l'anno, molto inferiori alla
media regionale o nazionale, influiscono positivamente anche sulla
qualita' del miele e sulla sua conservabilita' in quanto impediscono
qualunque fermentazione anomala e permettono una conservazione
maggiore nel tempo delle caratteristiche organolettiche e della
composizione.
La bassa pressione antropica (abitanti, industrie, vie di
comunicazione), lo stato di isolamento tipico delle zone di montagna
e soprattutto la capacita' dei produttori nel condurre
professionalmente un'attivita' rimasta a livello artigianale,
permettono di ottenere un prodotto piu' puro e salubre rispetto a
quello ottenuto nelle zone di pianura.
L'allevamento delle api, da sempre diffuso nel Bellunese, oltre
ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente
una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi
d'isolamento invernale e, in cucina, come dolcificante e per la
preparazione di diverse ricette tradizionali locali. Il Miele delle
Dolomiti bellunesi e' commercializzato con questo nome in etichetta
da oltre 35 anni e, con tale nome, e' presente fin dagli anni '80 a
numerose fiere e manifestazioni agricole locali della montagna, come
testimoniato da numerosi diplomi, foto dei produttori a raduni
apistici e articoli degli anni '80. Foto dello stesso periodo,
testimoniano la rinomanza del nome «Miele delle Dolomiti Bellunesi»
in vari marchi ed etichette. Da sempre il miele delle Dolomiti
Bellunesi e' utilizzato anche in molti piatti tipici, come
ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani
(del Cadore e dell'Ampezzo) nonche' nel tipico liquore di miele e in
abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto e' oggi molto
ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo
le peculiarita' che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di
ferie per il consumo di tutto l'anno, diffondendolo in tutte le
regioni italiane.

Art. 7.

Struttura di controllo

Il controllo sulla conformita' del prodotto al disciplinare e'
svolto da una struttura di controllo conformemente a quanto stabilito
dall'art. 37 del regolamento (UE) n. 1151/2012. Tale struttura e'
l'organismo di controllo CSQA Certificazioni S.r.l. - Via San
Gaetano, 74 - 36016 Thiene (VI) -I- tel. +39 0445 313011 fax +39 0445
313070, e-mail: csqa@csqa.it, Pec: csqa@legalmail.it.

Art. 8.

Etichettatura

Per il confezionamento del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» sono
utilizzati contenitori di vetro chiusi con tappo metallico e
sigillati con l'etichetta distribuita ai produttori che hanno
dichiarato di accettare integralmente il presente disciplinare e che
si sottopongono ai controlli previsti nel precedente articolo.
7. E' inoltre consentito confezionare il miele in formato
monodose, utilizzando piccoli contenitori in vetro, bustine,
vaschette o altro contenitore in materiale idoneo.
Il prodotto destinato all'industria alimentare puo' essere
confezionato anche in secchi o fusti. Nell'etichetta, che ha anche la
funzione di sigillo, sono riportate, le seguenti indicazioni:
- la denominazione del prodotto, «Miele delle Dolomiti
Bellunesi»;
- l'acronimo DOP o Denominazione di Origine Protetta;
- la tipologia botanica;
- il peso netto;
- il nome e/o la ragione sociale dell'operatore del settore
alimentare;
- la sede dell'operatore del settore alimentare e, se diverso,
il luogo di lavorazione del prodotto;
- il numero del lotto di produzione;
- il termine minimo di conservazione;
- il logo della DOP «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;
- il simbolo europeo della DOP;
possono altresi' figurare in etichetta altre indicazioni
facoltative a garanzia del consumatore e/o informazioni di carattere
nutrizionale e ambientale.
poiche' il territorio di competenza e' interamente montano si
puo' utilizzare l'indicazione facoltativa di qualita' «prodotto di
montagna», ai sensi dell'art. 31 del regolamento (UE) n. 1151/2012.
Qualunque altra scritta o marchio deve avere dimensioni inferiori
al logo della denominazione. Quando il confezionamento del miele
avviene in formato monodose (bustine, vaschette o vasetti di
materiale idoneo) e le singole unita' non risultano vendibili
singolarmente le precedenti indicazioni devono essere riportate nella
confezione che le raccoglie. Nelle singole monodosi devono essere
riportate almeno le seguenti informazioni:
- il logo della DOP «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;
- il simbolo europeo della DOP;
- la denominazione del prodotto, «Miele delle Dolomiti
Bellunesi»;
- la tipologia botanica;
- il peso netto;
- il termine minimo di conservazione;
- il numero del lotto di produzione.
Il logo del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» e' costituito da un
cerchietto irregolare cosi' rappresentato:
una fascia semicircolare di color verde con la scritta, in
caratteri bianchi, «MIELE DELLE DOL- OMITI BELLUNESI», che ha inizio
in basso a sinistra e che si estende per una lunghezza pari a circa
3/4 della circonferenza;
nella parte interna, tre strisciate irregolari di colore
giallo, blu e verde con schizzo delle tre cime di Lavaredo originate
dalle gocce di miele trasportato dal tradizionale mestolino
«raccoglimiele»;
nella parte bassa la scritta con caratteri gialli, su fondo
bianco, «D.O.P». come da raffigurazione sotto riportata e da foto,
allegate al presente disciplinare.


Parte di provvedimento in formato grafico

Per la realizzazione di tale logo sono utilizzati i seguenti
colori:


Parte di provvedimento in formato grafico

Per la realizzazione del logo in quadricromia la descrizione dei
colori e' la seguente:


Parte di provvedimento in formato grafico

Allegato B

DOCUMENTO UNICO
«MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI»

n. UE: [esclusivamente per uso UE]
DOP (X) IGP ( )

1. DENOMINAZIONE
«Miele delle Dolomiti Bellunesi»
2. STATO MEMBRO O PAESE TERZO
Italia
3. DESCRIZIONE DEL PRODOTTO AGRICOLO O ALIMENTARE
3.1. Tipo di prodotto [cfr. allegato XI]
Classe 1.4 - Altri prodotti di origine animale.
3.2. Descrizione del prodotto a cui si applica la denominazione
di cui al punto 1
Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto a partire dal
nettare dei fiori e dalle melate del territorio montano bellunese,
dall'ecotipo locale di «Apis mellifera» che deriva da incroci
naturali tra diverse razze apistiche, prevalentemente tra quella
Ligustica e Carnica; essa si e' particolarmente adattata nel corso
del tempo alle caratteristiche dell'ambiente montano alpino bellunese
e permette di ottenere buone rese di miele.
In funzione quindi delle differenti specie botaniche che
fioriscono scalarmente durante il periodo di produzione o che danno
luogo a melate, si distinguono le seguenti tipologie di «Miele delle
Dolomiti Bellunesi»: di Millefiori, di Acacia, di Tiglio, di
Castagno, di Rododendro, di Tarassaco, di Melata di bosco e di Melata
di Abete.
A. Caratteristiche chimico-fisiche
Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» deve presentare, nelle
diverse tipologie, le seguenti caratteristiche chimico-fisiche:

+--------------------------------------------------+----------------+
|HMF (all'invasettamento): |≤ 10 mg/kg |
+--------------------------------------------------+----------------+
|Acqua: |≤ 18% |
+--------------------------------------------------+----------------+

B. Caratteristiche melisso-palinologiche
Lo spettro pollinico generale e' quello caratteristico della
flora di montagna. Tuttavia, a seconda della origine floreale, gli
spettri pollinici delle diverse tipologie di «Miele delle Dolomiti
Bellunesi» devono rispettare i seguenti requisiti:

=====================================================================
|Tipologia miele| Polline |
+===============+===================================================+
|Millefiori |caratteristici dell'area geografica di provenienza |
+---------------+---------------------------------------------------+
|Acacia |> 15% di Robinia pseudoacacia L. |
+---------------+---------------------------------------------------+
| |percentuali variabili di polline di Tilia spp., ma |
|Tiglio |quasi sempre molto basse |
+---------------+---------------------------------------------------+
|Castagno |> 90% di Castanea sativa M. |
+---------------+---------------------------------------------------+
|Rododendro |> 25% di Rododendrum spp. |
+---------------+---------------------------------------------------+
|Tarassaco |> 5% di Taraxacum spp. |
+---------------+---------------------------------------------------+
|Melata di bosco|presenza di indicatori di melata |
+---------------+---------------------------------------------------+
|Melata di Abete|presenza di indicatori di melata |
+---------------+---------------------------------------------------+

C. Caratteristiche organolettiche
Le caratteristiche organolettiche dipendono dall'origine floreale
e sono quindi diverse per le varie tipologie di miele; esse possono
presentare anche accentuate differenze nel colore e nei caratteri
organolettici, in rapporto alle diverse componenti nettarifere.
«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori (o multiflora):

+-------+-----------------------------------------------------------+
|Colore |dal giallo chiaro all'ambrato |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |dolciastro, morbido, piu' o meno intenso |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |generalmente debole o di media intensita'; in qualche caso |
|Odore |richiama la presenza del nettare prevalente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |con spiccata tendenza alla cristallizzazione (fine ed |
|Aspetto|omogenea) |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia (o Robinia):

+-------+-----------------------------------------------------------+
|Colore |chiaro, ambrato, trasparente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |delicato, caratteristico, molto dolce |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |non e' particolarmente caratteristico, puo' ricordare il |
|Odore |profumo dei fiori di robinia |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di |
|Aspetto|cristalli, anche se non cristallizza mai completamente |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio:

+---------+---------------------------------------------------------+
| |variabile dal giallo chiaro al verdolino o anche tendente|
|Colore |al bruno |
+---------+---------------------------------------------------------+
|Sapore |dolce, con leggero retrogusto amaro ma poco percettibile |
+---------+---------------------------------------------------------+
| |fresco caratteristico, mentolato, balsamico che ricorda |
|Odore |la tisana dei fiori di tiglio |
+---------+---------------------------------------------------------+
| |pastoso, con cristallizzazione ritardata e formazione di |
|Aspetto |cristalli grossi e irregolari |
+---------+---------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno:

+-------+-----------------------------------------------------------+
|Colore |bruno scuro variabile dal noce chiaro al noce quasi nero |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |poco dolce, amarognolo o molto amaro, tannico, astringente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Odore |aromatico, pungente, forte ed acre |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di |
| |cristalli; ha scarsa tendenza alla cristallizzazione che |
|Aspetto|avviene solo dopo svariati mesi dal raccolto |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |allo stato liquido, va dal quasi incolore al giallo |
| |paglierino; dal bianco al beige chiaro dopo la |
|Colore |cristallizzazione |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Sapore |caratteristico, delicato e gradevole, dolce |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |tenue, vegetale, fruttato che puo' ricordare il profumo del|
| |fiore ma anche le marmellate di frutti bosco o anche di |
|Odore |sciroppo di zucchero |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |prima liquido, dopo alcuni mesi cristallizza assumendo una |
|Aspetto|consistenza pastosa a granulazione fine |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |con riflessi gialli se liquido, giallo e cremoso se |
|Colore |cristallizzato |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente |
|Sapore |amaro, astringente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Odore |pungente, acuto, persistente |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |cristallizza rapidamente con cristalli fine e regolari, che|
|Aspetto|determina una massa morbida e cremosa |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |da ambrato scuro fino a quasi nero quando e' liquida, |
|Colore |marrone se cristallizzata |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |di media intensita', persistente in bocca; poco o |
| |normalmente dolce, puo' essere caratterizzato da una nota |
|Sapore |acida e salata |
+-------+-----------------------------------------------------------+
|Odore |caldo, spesso accompagnato da note resinose |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |resta liquido a lungo, ma puo' cristallizzare; asciutto, |
|Aspetto|viscoso, filante |
+-------+-----------------------------------------------------------+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete:

+-------+-----------------------------------------------------------+
| |da ambra scuro a quasi nero, talvolta tendente al verde |
|Colore |petrolio |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |poco o normalmente dolce, normalmente acido, di media |
| |intensita', di malto, latte condensato, panna cotta, |
|Sapore |caramello |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |caratteristico, balsamico, di legno, di resina, di |
|Odore |affumicato, di camino spento |
+-------+-----------------------------------------------------------+
| |resta liquido a lungo, puo' intorbidirsi per la formazione |
|Aspetto|di cristalli, in genere molto viscoso |
+-------+-----------------------------------------------------------+

3.3. Mangimi (solo per i prodotti di origine animale) e materie
prime (solo per i prodotti trasformati)
Per un'eventuale nutrizione proteica alle famiglie di api e'
vietato l'impiego di prodotti contenenti polline d'origine diversa da
quella strettamente locale.
Una pratica normalmente adottata, e' quella che prevede la
raccolta di favi di polline o di solo polline, quest'ultimo mediante
delle trappole, da essiccare o immagazzinare in congelatore durante
il periodo di elevata produzione e poi da riutilizzare in periodi di
minor disponibilita' pollinifera.
3.4. Fasi specifiche della produzione che devono aver luogo nella
zona geografica delimitata
Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto, trasformato e
lavorato nella zona geografica individuata nel punto 4.
Il miele viene prodotto in arnie stanziali o che vengono
periodicamente spostate solamente all'interno del territorio montano
di produzione; tale miele viene estratto direttamente dai favi dei
melari mediante centrifugazione.
La raccolta del miele avviene sempre per fasi successive, in
concomitanza delle diverse fioriture, al fine di ottenere un prodotto
mono-floreale differenziato.
3.5. Norme specifiche in materia di affettatura, grattugiatura,
confezionamento, ecc. del prodotto cui si riferisce la denominazione
registrata
Per il confezionamento del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» sono
utilizzati contenitori di vetro chiusi con tappo metallico e
sigillati con l'etichetta distribuita ai produttori che hanno
dichiarato di accettare integralmente il presente disciplinare e che
si sottopongono ai controlli previsti a carico della struttura di
controllo. E' inoltre consentito confezionare il miele in formato
monodose, utilizzando piccoli contenitori in vetro, bustine,
vaschette o altro contenitore in materiale idoneo.
Il prodotto destinato all'industria alimentare puo' essere
confezionato anche in secchi o fusti.
3.6. Norme specifiche in materia di etichettatura del prodotto
cui si riferisce la denomina- zione registrata
Il logo del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» e' costituito da un
cerchietto irregolare cosi' rappresentato: nella parte alta una
fascia di color verde con la scritta, in caratteri bianchi, «MIELE
DELLE DOLOMITI BELLUNESI»; nella parte interna, tre strisciate
irregolari di colore giallo, blu e verde con schizzo delle tre cime
di Lavaredo generate dalle gocce di miele trasportato dal
tradizionale mestolino «raccoglimiele»; nella parte bassa la scritta
con caratteri gialli «DOP» come da raffigurazione sotto riportata.

Miele delle Dolomiti Bellunesi
4. DELIMITAZIONE CONCISA DELLA ZONA GEOGRAFICA
La zona geografica di produzione e di lavorazione del «Miele
delle Dolomiti Bellunesi» interessa l'intero territorio della
Provincia di Belluno, tutto situato in zona montana e delimitato, nei
suoi confini, da catene montuose che separano naturalmente l'area
geografica dalle province e regioni limitrofe e dall'Austria nel
confine settentrionale.
5. LEGAME CON LA ZONA GEOGRAFICA
La zona di produzione e' un territorio montano, tra vallate e
alte quote, che presenta caratteristiche pedoclimatiche ed ecologiche
delle zone Alpine, ricco di boschi e pascoli.
Nella zona di produzione non sono presenti grossi insediamenti
industriali, ne' attivita' agricole intensive e nemmeno grandi vie di
comunicazione, potenziali fonti d'inquinamento anche per i prodotti
dell'apicoltura. Queste condizioni permettono di ottenere un miele
pulito e salubre, senza metalli pesanti o inquinanti ambientali.
Le condizioni climatico-ambientali del bellunese, come
temperatura e piovosita' media, ricavate dagli archivi storici,
risultano fortemente differenti dalle altre zone limitrofe della
pianura e alle medie regionali del Veneto e influiscono positivamente
sulla secrezione nettarifera, sulla qualita' del prodotto e sulla sua
conservabilita'.
Le basse temperature e l'elevata piovosita' permettono al
bellunese di detenere il primato regionale per ampiezza di superficie
a prati e pascolo, determinando lo sviluppo di una flora alpina molto
ricca, sviluppata in gran parte su substrati calcarei dolomitici, che
conta oltre 2.200 specie (1/3 della flora dell'intero territorio
nazionale) e che consente alle api di poter scegliere le migliori
fonti vegetali da dove attingere il nettare e il polline.
Le Dolomiti Bellunesi erano infatti famose gia' nei secoli scorsi
per il pregio floristico delle praterie e dei pascoli alpini; la
ricchezza e la particolarita' di tale flora costituisce una delle
principali motivazioni scientifiche del riconoscimento comunitario,
nazionale e regionale dei Parchi bellunesi.
Importantissimi, tra la flora d'alto fusto, i boschi di larice,
faggio, pino silvestre e abete rosso, che caratterizzano la zona. Ai
piedi delle pareti rocciose si estendono fitte foreste di latifoglie
e conifere e praterie d'alta quota ricche di flora con numerose
specie endemiche tra le quali rododendri, cardi, stelle alpine e da
altre piante montane. Nelle vallate la flora vascolare bellunese ha
una ragguardevole consistenza di oltre 1.400 entita' e tra queste non
sono poche quelle che meritano di essere ricordate perche' endemiche,
rare, o di elevato valore fitogeografico.
La flora erbacea polifita ed arborea e' ricca di specie che sono
considerate fra le migliori dal punto di vista apistico e pollinico,
come la robinia pseudoacacia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio,
l'erica, il trifoglio, nonche' un elenco lunghissimo di specie che
rientra nei mieli multifloreali.
Risulta inoltre molto importante anche la presenza di flora
nettarifera tipica della zona di montagna, come il castagno (Castanea
Sativa) e il cardo (Cardus s.p.) in quanto il nettare rappresenta
l'alimento necessario allo svolgimento del ciclo biologico delle api.
Tesi di laurea e ricerche dimostrano come la produzione di nettare
sia piu' elevata nelle piante coltivate in alta montagna rispetto a
quelle che crescono in pianura.
L'attivita' apistica e' sempre stata diffusa nella montagna
bellunese anche in tempi molto lontani quando, con l'uso dei bugni
rustici, la raccolta del miele richiedeva una grande capacita' da
parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di
api.
Anche nei tempi piu' difficili, l'apicoltura e' sempre stata
un'attivita' molto praticata in questi territori con l'uso prevalente
di semplici alveari villici. L'innovativa introduzione dell'arnia
«Dadant Blatt» ha facilitato la mielicoltura ma ancor oggi nella
montagna bellunese, l'attivita' apistica e' condotta in modo
artigianale e richiede ai produttori specifiche capacita' per il
posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo
sviluppo delle colonie, per il metodo raccolta e per la scelta del
periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie
floreali, nonche' per gli accorgimenti per la sua conservazione.
Oggi la maggior parte degli apicoltori opera nella Vallate
Bellunese e Feltrina e, accanto a questi, ci sono anche numerosi
produttori di alta quota che producono un miele particolarmente
pregiato, quale il miele di rododendro.
I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio,
considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e
nettarifero, come l'acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il
tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo
nei territori montani e per questo rendono pregiato il Miele delle
Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una
grande varieta' di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200
che caratterizzano la montagna bellunese.
Oltre al «pregio floreale», la qualita' del Miele delle Dolomiti
bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la
salubrita' e l'elevata conservabilita', testimoniate anche dal basso
valore di HMF, che derivano sia dalle caratteristiche della zona
geografica, sia dal «savoir faire» dei produttori.
L'ambiente montano alpino, caratterizzato da basse temperature,
elevata piovosita' e terreni di origine dolomitica, permettono lo
sviluppo di una flora alpina ricca di piante arboree ed erbacee di
elevato interesse apistico, rendendo il bellunese una zona adatta
alla produzione di un miele pregiato, proveniente da specie vegetali
presenti solo o prevalentemente nelle zone alpine montane.
Le basse temperature durante tutto l'anno, molto inferiori alla
media regionale o nazionale, influiscono positivamente anche sulla
qualita' del miele e sulla sua conservabilita' in quanto impediscono
qualunque fermentazione anomala e permettono una conservazione
maggiore nel tempo delle caratteristiche organolettiche e della
composizione.
La bassa pressione antropica (abitanti, industrie, vie di
comunicazione), lo stato di isolamento tipico delle zone di montagna
e soprattutto la capacita' dei produttori nel condurre
professionalmente un'attivita' rimasta a livello artigianale,
permettono di ottenere un prodotto piu' puro e salubre rispetto a
quello ottenuto nelle zone di pianura.
L'allevamento delle api, da sempre diffuso nel Bellunese, oltre
ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente
una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi
d'isolamento invernale e, in cucina, come dolcificante e per la
preparazione di diverse ricette tradizionali locali. Il Miele delle
Dolomiti bellunesi e' commercializzato con questo nome in etichetta
da oltre 35 anni e, con tale nome, e' presente fin dagli anni '80 a
numerose fiere e manifestazioni agricole locali della montagna, come
testimoniato da numerosi diplomi, foto dei produttori a raduni
apistici e articoli degli anni '80. Foto dello stesso periodo,
testimoniano la rinomanza del nome «Miele delle Dolomiti Bellunesi»
in vari marchi ed etichette. Da sempre il miele delle Dolomiti
Bellunesi e' utilizzato anche in molti piatti tipici, come
ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani
(del Cadore e dell'Ampezzo) nonche' nel tipico liquore di miele e in
abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto e' oggi molto
ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo
le peculiarita' che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di
ferie per il consumo di tutto l'anno, diffondendolo in tutte le
regioni italiane.
_________
Riferimento alla pubblicazione del disciplinare
(art. 6, paragrafo 1, secondo comma, del presente regolamento)

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