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Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg

Pubblicato da disciplinare

I vini Docg devono essere ottenuti dalle uve del vitigno Verdicchio, presente in ambito aziendale, per un minimo dell'85%. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, presenti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione per la regione Marche, congiuntamente o disgiuntamente, per un massimo del 15%.
La zona di produzione atta a produrre i vini a denominazione di origine controllata dei vini Castelli di Jesi Verdicchio riserva e anche con la specificazione classica ricade nelle province di Ancona e Macerata. La zona è individuata in parte del bacino geografico del fiume Esino, nei territori di 22 comuni interni nella provincia di Ancona e di due comuni interni nella provincia di Macerata.

La zona geografica delimitata per la produzione del Verdicchio DOCG è individuata in parte del bacino geografico del fiume Esino, nei territori di 22 Comuni della Provincia di Ancona e 2 di Macerata storicamente Castelli perché gravitanti nella politica e nell’economia di Jesi che nel 1194 ha dato i natali a Federico II di Svevia.
L’area dista circa Km 20 dal mare e si sviluppa nelle colline poste attorno alla valle Esina che ha in Jesi una quota di mt 96 s.l.m. fino ai 630 mt di Cingoli.
Le caratteristiche pedoclimatiche di tale territorio sono il prodotto dell’influenza del mare, del sole, delle brezze, della piovosità e del riparo offerto dalle montagne che superano anche i 2000 mt di quota.
Ciò produce un clima temperato adatto alla coltivazione della vite e delle altre colture mediterranee.
Partendo dalle rocce sedimentarie orograficamente le Marche sono distinte in tre fasce longitudinali:
fascia pre-appenninica, fascia appenninica, fascia collinare sub-appenninica che dalla prima arriva al mare.
L’insieme del mesoclima della fascia collinare marchigiana e la pedogenesi hanno creato nella regione una differenziazione dei suoli nello spazio con predominanza di dorsali calcaree.
Le aree collinari, ove si sviluppa la denominazione, confluenti nel bacino del fiume Esino presentano un alto contenuto in argille, alta percentuale di carbonato di calcio, scarsa  permeabilità, erodibilità, diversa frazione pelitica e calcarenitica.
Il clima, in sintesi, appartiene all’ambiente fitoclimatico “Alto collinare” caratterizzato da piovosità
medie superiori a 700/800 mm annui e temperature medie inferiori ai 14°C.
I suoli originati nell’area sono alquanto vari e profondi e sottolineano la diversa dinamica dei versanti e l’uso del suolo, agricolo o naturale.
In detti suoli aumenta l’incidenza di una evidente ridistribuzione del calcare nel profilo.
La parte pianeggiante, di origine alluvionale, presenta suoli con materiali quasi sempre calcarei e
pietrosi. Il profilo manifesta un arricchimento di sostanza organica.
L’altitudine media dei vigneti che si riscontra nell’area delimitata del Verdicchio dei Castelli di Jesi è per il 70% compresa tra mt 80 e 280 s.l.m.. Il più alto vigneto è a quota 750 mt. S.l.m..
La pendenza dei terreni nella stessa area varia da 0 al 70% con una % di presenza dell’85% dei vigneti compresi tra le classi di pendenza 2 – 35%.
L’esposizione dei vigneti nell’area delimitata raccoglie tutti i quattro punti cardinali comprese le
posizioni intermedie. Tuttavia le esposizioni est –ovest superano in percentuale le esposizioni nord – sud.
Le precipitazioni medie annue sono di 800 mm.
Nel territorio sono frequenti le gelate invernali e primaverili ma non intaccano l’attività vegetativa in quanto non ancora iniziata.
La temperatura media massima nella valle, raggiunge nei mesi di luglio-agosto i 30°C che consente il miglior andamento vegetativo della vite.


Fattori umani rilevanti per il legame
Il legame storico tra la vite e l’ambiente geografico nel territorio della Marca Anconetana inizia con l’arrivo dei monaci benedettini ed a seguire con quelli camaldolesi che reintroducono e diffondono la vite ormai da secoli tradizionale.
Ai monaci, quindi, nelle Marche si devono il tramandarsi delle tecniche viticolo-enologiche, il miglioramento del prodotto e, soprattutto, la conservabilità.
Con il diffondersi del contratto di mezzadria che crea l’appoderamento diffuso e la disponibilità di
forza lavoro, il vino cessa di essere bevanda dei soli ceti agiati e diviene alimento delle classi rurali.
Già ai primi del 1500 lo spagnolo Herrera, professore a Salamanca, descrive le più comuni varietà di viti e la tecnica di vinificazione in bianco.
Fra i nomi dei vitigni descritti figura il Verdicchio così spiegato “uva bianca che ha il granello picciolo e traluce più che niuna altra. Queste viti sono migliori in luoghi alti e non umidi, che piani e in luoghi grassi, e riposati, perciocché ha la scorsa molto sottile e tenera, di che avviene che si marcisce molto presto, et ha il sarmento così tenero che da per sé per la maggior parte cade tutto e bisogna che al tempo della vendemmia si raccoglia tutta per terra, e per questa cagione ricerca luogo asciutto e non ventoso, molto alto nei colli. Il vino di questo vitame è migliore di niuno altro bianco.
Si conserva per lungo tempo, è molto chiaro, odorifero e soave. Ma l’uva di esso per mangiare non vale molto”.
E ancora, un significativo legame storico conseguente all’Unità d’Italia del 1861, è l’iniziativa relativa alla istituzione della Commissione Ampelografica Provinciale, promossa dal Prefetto e presieduta dall’enologo De Blasis, che nel 1871 pubblica i “Primi studi sulle viti della Provincia di Ancona”.
Sono passate in rassegna le diverse realtà climatiche, geomorfologiche dei territori e si descrivono i vitigni coltivati elencandone caratteri e sinonimie.
Per l’area mandamentale di Jesi viene descritto il Verdicchio (o Verdeccio)
Questo è anche il periodo dei parassiti: oidio(1851), peronospora (1879), fillossera (1890). Il tempo trascorso per trovare le soluzioni spinse i viticoltori ad eliminare molte varietà clonali presenti nel territorio, privilegiando vitigni sconosciuti nella storia enologica regionale meno il Verdicchio che risultava il vino più commercializzato.
Ne è conferma storica ulteriore quanto scrive nel 1905-6 lo studioso Arzelio Felini in Studi
Marchigiani “è oltre un ventennio che i nostri viticoltori, nel tentare di risolvere il problema enologico marchigiano, hanno abbandonato la moltiplicazione delle caratteristiche varietà dei vitigni nostrani per introdurre del nord e del sud”
È negli anni ’60 che l’aiuto CEE permette di rinnovare tutta la viticoltura regionale passando dalla
coltura promiscua (filari) alla coltura specializzata (vigneto) con impianti a controspalliera per meglio svolgere le cure colturali e produrre uve di qualità.
Nella classifica effettuata dal Di Rovasenda (1881) il Verdicchio è dichiarato il vitigno italico più
pregiato tra i vitigni a bacca bianca delle Marche.
Il vino Verdicchio acquisisce notorietà commerciale all’inizio degli anni ’50 quando due produttori
investirono nella costruzione in uno dei “castelli” di una cantina di trasformazione per lavorare le
proprie uve e caratterizzarono il prodotto con una bottiglia tipica: l’anfora etrusca (designer Maiocchi).
Allo sviluppo commerciale ha provveduto un altro industriale farmaceutico che ha acquisito la cantina cui ha fatto seguito la valorizzazione con la denominazione d’origine che ha consentito l’attuale sviluppo della DOC.
Il periodo mezzadrile prevedeva la ripartizione delle uve tra proprietario e mezzadro e, di conseguenza, la vinificazione separata nelle rispettive abitazioni. Tecniche diverse e capacità differenti non permettevano di ottenere un prodotto di qualità. Questo arriva con il sostegno comunitario agli investimenti sui vigneti, sugli impianti di vinificazione e sulle strutture commerciali le quali, forti della denominazione, riescono a raggiungere un notevole sviluppo nel mercato interno e in quello internazionale.
Un cenno va fatto anche all’attività vivaistica. 
Nel territorio operavano molti piccoli vivaisti con propri allevamenti di piante madri che hanno
consentito di soddisfare la domanda in barbatelle innestate così che il rinnovo della viticoltura degli anni ’60 non subisse scompensi ed inquinamenti varietali.
Poi il vivaismo ha assunto forme e valori di dimensione nazionale per cui la domanda è stata
soddisfatta in disponibilità e sicurezza varietale.


B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico
Vino che dopo un invecchiamento di 18 mesi di cui sei in bottiglia acquisisce un colore giallo oro con riflessi verdi, acquisisce un profumo intenso di frutta gialla matura si accompagnano eleganti sentori di agrumi uniti a note di miele che insieme danno grande complessità e persistenza. Dal Sapore suadente, morbido ma di grande carattere e potenza, con una sapidità molto prolungata, caldo ed elegante;
ripropone nel suo grande carattere le note fruttate in continua evoluzione.


C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
La formazione della valle del fiume Esino alquanto larga, pianeggiante fino alla zona pedemontana, l’orografia collinare, le dolci pendenze ove sono posizionati i vigneti, l’ampia apertura verso il mare, l’attenuata ventilazione, la pedologia che presenta una tessitura del terreno agrario alquanto ghiaiosa ed il terreno fino determinano una struttura chimico-fisica dei terreni coltivati particolarmente adatti alla coltura della vite.
Le migliori uve che riescono a sfruttare la mineralità del terreno agrario sono condizionati
dall’altitudine. Difatti, il vitigno posto tra i 300/500 mt s.l.m. presenta il miglior sviluppo e le migliori performance qualitative segno che l’esposizione e la ventilazione influiscono sul prodotto uve alquanto significativamente.
Sicuramente l’uomo-viticoltore ha saputo effettuare queste osservazioni traendone le informazioni nell’effettuare gli investimenti e nel determinarne la zona di produzione nei Colli Jesini.
Altrettanto specifica osservazione dell’uomo riguarda la potatura che deve essere lunga per contenere un alto numero di gemme sui tralci in quanto spesso le gemme prossimali ai tralci non germogliano.

VITIGNI SECONDARI

* Moscato Bianco B (OIV)
** Biancame B (OIV)
** Bombino Bianco B (OIV)
* Fiano B (OIV)
** Grechetto B (OIV)
** Incrocio Bruni 54 B (OIV)
* Maceratino B (OIV)
** Malvasia Bianca di Candia B (OIV)
** Malvasia Bianca Lunga B (OIV)
** Manzoni Bianco B (OIV)
** Montonico Bianco B (OIV)
** Mostosa B (OIV)
* Passerina B (OIV)
** Pecorino (MAIN)
* Pinot Bianco B (OIV)
* Pinot Grigio G (OIV)
** Riesling B (OIV)
** Riesling Italico B (OIV)
* Riesling renano B (OTHER)
* SAUVIGNON B. (MAIN)
** Tocai Friulano B (OIV)
** TREBBIANO TOSCANO (MAIN)
* Vermentino B. (MAIN)
Albana
Chardonnay
Fiano
Vermentino

 

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