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Rossese di Dolceacqua o Dolceacqua Doc

Pubblicato da disciplinare

Il vino “Rossese di Dolceacqua” o “Dolceacqua” deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai
vigneti composti dal vitigno Rossese. Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve rosse,
non aromatiche, provenienti da vitigni, idonei alla coltivazione per la Regione Liguria, presenti nei
vigneti fino ad un massimo complessivo del 5%.
La zona di produzione del vino “Rossese di Dolceacqua” o “Dolceacqua” comprende in tutto i
territori dei comuni di Dolceacqua, Apricale, Baiardo, Camporosso, Castelvittorio, Isolabona,
Perinaldo, Pigna, Rocchetta Nervina, San Biagio della Cima e Soldano, nonché la frazione
Vallecrosia Alta, del comune di Vallecrosia, e quella di Mortola Superiore, S. Bartolomeo –
Carletti, Ville, Calandri, S. Lorenzo, S. Bernardo, Sant’Antonio, Sealza, Villatella, Calvo-S.
Pancrazio, Torri, Verrandi e Calandria di Trucco del comune di Ventimiglia, e quella parte del
territorio del comune di Vallebona che è situata sulla riva destra del torrente Borghetto.
Provincia di Imperia

La zona geografica riferita al territorio della Denominazione di Origine Rossese di Dolceacqua
ricade nell’estrema parte occidentale della Regione Liguria in Provincia di Imperia, a Dolceacqua e
comuni limitrofi.
I vigneti sono situati per la maggior parte in media – alta collina in versanti terrazzati.
Aspetti pedologici:
i substrati litologici dei rilievi collinari del ponente ligure imperiese maggiormente rappresentati
sono sedimenti marini (torbiditi) a prevalente composizione arenacea, in minore misura si rileva la
presenza di marne. Mediamente i suoli sono moderatamente profondi.
La tessitura è franco – grossolana con reazione del suolo acida – subacida nel caso di substrati
arenacei, la tessitura è fine con reazione del suolo alcalina – subalcalina nel caso di substrati
marnosi.


Aspetti topografici:
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra lo 0 e i 2100 m s.l.m. con quota prevalente
compresa tra 200 e 500 m, pendenza tra il 35 e il 50%, esposizione prevalente orientata verso sud e distanza dal mare compresa tra 0 e 23 Km.


Aspetti climatici:
La temperatura media dell’area interessata è pari a circa 13°C.
L'indice bioclimatico di Huglin (IH) che descrive l'andamento fenologico e della maturazione è pari
a circa 1900°C con valori compresi tra 1630 e 2100 a seconda delle annate. La somma delle
temperature attive (STA) che dà indicazioni sulle disponibilità termiche della zona è pari a circa
1560°C con valori compresi tra 1340 e 1810. La sommatoria delle escursioni termiche (SET), altro indice bioclimatico utile per la caratterizzazione di un territorio viticolo, è pari a circa 570°C con valori compresi tra 480 e 640.
Il massimo della piovosità si verifica nel mese di dicembre con una media di circa 115 mm, il
minimo di piovosità nel mese di luglio con 17 mm medi.
Le precipitazioni medie annue risultano essere di circa 680 mm; i giorni con pioggia tra aprile e
ottobre sono mediamente 47 con un massimo di 10 giorni ad aprile ed un minimo di 4 giorni ad
agosto.


2. Fattori umani rilevanti per il legame
Nella seconda metà del XIII secolo, i vigneti, consociati sovente ai ficheti secondo il sistema
dell’“aggrego”, costituiscono ormai l’elemento predominante del paesaggio agrario nelle valli
intemelie tracciate dai corsi d’acqua Roia, Nervia e Verbone. Documentazione commerciale tra il
centro di Ventimiglia e il porto di Geova, risalente al 1258-59, cita quantità notevoli (oltre 21.000
lt.) di vino rosso “Vermiglio” certamente il primitivo modello dell’attuale Rossese, di cui si farà menzione nei secoli seguenti. Le fonti rivelano anche l’ubicazione di molti terreni vitati in siti
tuttora riconoscibili: nella piana di Latte e sui declivi collinari che delimitano la valletta omonima, a Roverino e Santo Stefano in Val Roia, a Seborino, San Pietro, Sant’Andrea e San Giorgio in Val
Nervia, a San Vincenzo e in Verbone lungo il torrente di Vallecrosia, a Borghetto e Vallebona
nell’immediato retroterra dell’abitato attuale di Bordighera.
A cavallo di Medioevo ed Età Moderna, al rosso “Vermiglio” si affiancano il “Rocesio” o Rossese
bianco e soprattutto il Moscatello o Moscato bianco, che rivaleggia con quello celeberrimo di
Taggia. Nei secoli XVII-XVIII l’espansione dell’olivo ridisegna il paesaggio agrario intemelio,
tuttavia l’incidenza della vite rimane molto forte nel territorio del Marchesato dei Doria di
Dolceacqua, dove si assiste al declino del Moscatello, che cede di fronte al considerevole afflusso di vini d’oltralpe o spagnoli di maggiore qualità, e all’impianto del Rossese a bacca nera, di probabile origine francese.
Nel corso dell’Ottocento, i vigneti si spostano in posizioni d’altura ben esposte al sole, radicandosi
nei luoghi che costituiscono le attuali “indicazioni geografiche” del Dolceacqua. Nel 1883, i borghi
facenti parte dell’attuale denominazione di origine producono circa 16.000 ettolitri di vino.
All’inizio del XX secolo, dopo l’impatto devastante della fillossera, la superficie vitata delle Valli
Nervia e Roia supera i 2.400 ettari, circa il 40% del totale provinciale, laddove la produzione, nel
1923, tocca il vertice di 36.000 ettolitri. Il Rossese alligna, come vitigno principale, in tutti i comuni intemeli, ma registriamo pure la discreta presenza della varietà Massarda a bacca bianca. Intorno agli anni Cinquanta, infine, nell’estrema area occidentale della provincia di Imperia vengono fabbricati circa 7.000 ettolitri di Rossese, che ottiene lusinghieri apprezzamenti partecipando ai concorsi enologici banditi dalla Camera di Commercio di Asti.


B) Informazioni qualità e caratteristiche prodotto esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico.
La DOC Rossese di Dolceacqua fa riferimento a due tipologie di vino che, dal punto di vista
chimico e organolettico, presentano caratteristiche che permettono una chiara individuazione della sua tipicità e del legame col territorio.
Le peculiarità dei vitigni utilizzati per le varie tipologie, grazie all’influenza dell’ambiente
geografico in cui sono coltivati (clima e pratiche di elaborazione dei vini consolidate in zona e
adeguatamente differenziate per ciascuna delle tipologie), danno luogo a vini con caratteristiche
molto riconoscibili. In particolare i vini si distinguono per il fatto di possedere acidità contenute,
colori intensi, profumi fini ma intensi e persistenti, gusto armonico e persistente.


C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B).
Nella provincia di Imperia il Rossese costituisce “il vitigno” la cui coltivazione ha storicamente
caratterizzato l’evoluzione agraria di questi territori con numerosi riferimenti e testimonianze che di fatto ne certificano l’importanza ed il valore. Le più recenti ricerche scientifiche basate sulla
conoscenza e comparazione tra i genomi conferma come il Rossese a bacca nera (ma anche quelli a bacca bianca) è vero vitigno autoctono non riscontrato in altre zone di coltivazione italiane ed europee; tale peculiarità in relazione al fatto che ben pochi sono i vitigni a bacca rossa affermatisi nelle regioni di costa fanno del vino ROSSESE una esclusività unica del territorio imperiese che in DOLCEACQUA trova il suo epicentro.
Il clima inoltre aggiunge al prodotto di quell’uva particolarità interessanti immediatamente
riscontrabili, ad esempio, nella potenzialità alcolica del vino che, quando espressa ai suoi livelli più elevati, consente addirittura raggiungimenti qualitativi eccelsi evidenziabili dalla menzione
“superiore” appunto. 

VITIGNI

* Rossese N (OIV)

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