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Carciofo Spinoso di Sardegna - Disciplinare di produzione - Modifica 2016

Pubblicato da disciplinare
Carciofo Spinoso di Sardegna disciplinare di produzione

Modifica del disciplinare di produzione della denominazione «Carciofo Spinoso di Sardegna»  registrata in qualita' di denominazione di origine protetta, in forza al regolamento (UE) n. 94 del  3 febbraio 2011.

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
PROVVEDIMENTO 15 marzo 2016  

Modifica del disciplinare di produzione della denominazione «Carciofo Spinoso di Sardegna»  registrata in qualita' di denominazione di origine protetta, in forza al regolamento (UE) n. 94 del  3 febbraio 2011. (16A02912)

(GU n.87 del 14-4-2016)
 
 


IL DIRETTORE GENERALE
per la promozione della qualita' agroalimentare e dell'ippica

Visto il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualita' dei prodotti
agricoli e alimentari;
Visto il regolamento (UE) n. 94/2011 della Commissione del 3
febbraio 2011 con il quale e' stata iscritta nel registro delle
denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche
protette, la denominazione di origine protetta «Carciofo Spinoso di
Sardegna»;
Considerato che, e' stata richiesta ai sensi dell'art. 53 del
regolamento (UE) n. 1151/2012 una modifica del disciplinare di
produzione della denominazione di origine protetta di cui sopra;
Considerato che, con regolamento (UE) n. 328/2016 della Commissione
del 26 febbraio 2016, e' stata accolta la modifica di cui al
precedente capoverso;
Ritenuto che sussista l'esigenza di pubblicare nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana il disciplinare di produzione
attualmente vigente, a seguito della registrazione della modifica
richiesta, della D.O.P. «Carciofo Spinoso di Sardegna», affinche' le
disposizioni contenute nel predetto documento siano accessibili per
informazione erga omnes sul territorio nazionale:

Provvede:

alla pubblicazione dell'allegato disciplinare di produzione della
denominazione di origine protetta «Carciofo Spinoso di Sardegna»,
nella stesura risultante a seguito dell'emanazione del regolamento
(UE) n. 328/2016 della Commissione del 26 febbraio 2016.
I produttori che intendono porre in commercio la denominazione di
origine protetta «Carciofo Spinoso di Sardegna», sono tenuti al
rispetto dell'allegato disciplinare di produzione e di tutte le
condizioni previste dalla normativa vigente in materia.
Roma, 15 marzo 2016

Il direttore generale: Gatto

Allegato

Disciplinare di Produzione della denominazione di origine protetta «Carciofo Spinoso di Sardegna»

Art. 1.

Denominazione

La denominazione d'origine protetta (D.O.P.) «Carciofo Spinoso di
Sardegna» e' riservata ai carciofi che rispondono alle condizioni ed
ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.


Art. 2.

Caratteristiche del prodotto

Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» proviene da coltivazioni
dell'ecotipo locale «Spinoso Sardo» riconducibili alla specie
botanica «Cynara scolymus» e si caratterizza per le peculiarita'
morfologiche indicate di seguito:
Pianta poliennale rizomatosa di taglia media con inserzione del
capolino principale ad un'altezza che varia dai 45 ai 70 cm,
portamento assurgente, attitudine pollonifera elevata, produzione
scalare;
Foglia di colore verde spinescente di dimensioni medie ed
eterofillia elevata che si manifesta con la presenza di numerose
foglie a lamina intera ed altre foglie lobate o piu' frequentemente
pennatosette;
Capolino conico allungato, mediamente compatto, con altezza
minima di 6 cm e diametro compreso tra 6 e 13 cm, brattee esterne di
colore verde talvolta con ampie sfumature violetto-brunastre, grandi,
allungate, ad apice appuntito terminante con una spina gialla;
brattee interne di colore giallo paglierino con venature violette;
peduncolo di lunghezza tra i 10 ed i 40 cm (come da deroga concessa
con Reg. CE n. 1466/2003) e spessore medio tra 1 e 3,5 cm.
Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» DOP deve possedere le seguenti
caratteristiche:
Fisiche:
Forma: capolino conico allungato mediamente compatto;
Colore: verde talvolta con ampie sfumature violetto
brunastre;
Presenza di spine di colore giallo nelle brattee;
Struttura del gambo: parte interna poco fibrosa, tenera ed
edibile;
Parte edibile: non inferiore al 30 % del peso del capolino
fresco.
Chimiche:
contenuto in carboidrati non inferiore a 2,5 g su 100 g di
sostanza fresca;
contenuto in polifenoli non inferiore a 50 mg in 100 g di
sostanza fresca;
Sodio: non superiore a 0,125 g su 100 g di sostanza fresca;
Organolettiche:
Profumo: intenso di cardo e floreale;
Consistenza: alla base le brattee sono carnose e allo stesso
tempo tenere e croccanti;
Gusto: corposo con equilibrata sintesi di amarognolo e
dolciastro per la presenza di derivati polifenolici e cinarina;
Astringenza: la presenza dei tannini, componenti naturali del
carciofo, e' poco avvertita in quanto controbilanciata da sensazioni
prevalenti di dolce, derivanti dalla presenza importante di
carboidrati, tipica del «Carciofo Spinoso di Sardegna».
Il tradizionale consumo allo stato crudo del «Carciofo Spinoso di
Sardegna», che riguarda oltreche' il capolino anche il gambo,
consente una maggiore valorizzazione dei principi nutrizionali in
esso contenuti.
Puo' ottenere il riconoscimento D.O.P. solo il «Carciofo Spinoso
di Sardegna» corrispondente alle categorie commerciali «Extra» e «I».


Art. 3.

Zona di produzione

Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» deve essere coltivato e
condizionato nelle zone di produzione che ricadono nei territori dei
seguenti comuni:
Provincia di Cagliari: Assemini, Assemini Isola Amministrativa
(I.A.), Barrali, Castiadas, Decimomannu, Decimoputzu, Donori, Elmas,
Escolca (I.A.), Guasila, Mandas, Maracalagonis, Monastir, Muravera,
Nuraminis, Serdiana, Pimentel, Pula, Quartu Sant'Elena, Quartucciu,
Samatzai, San Sperate, San Vito, Selargius, Selegas, Sestu, Sinnai
(I.A), Ussana, Uta, Villanovafranca, Villaputzu, Villasimius,
Villasor, Villaspeciosa.
Provincia del Carbonia-Iglesias: Giba, Masainas, Piscinas, San
Giovanni Suergiu, Santadi, Sant'Anna Arresi, Tratalias,
Villaperuccio.
Provincia del Medio Campidano: Furtei, Gonnosfanadiga,
Pabillonis, Pauli Arbarei, Samassi, San Gavino Monreale, Sanluri,
Sardara, Segariu, Serramanna, Serrenti, Villacidro, Villamar.
Provincia di Oristano: Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu,
Bosa, Cabras, Cuglieri, Flussio, Magomadas, Marrubiu, Milis, Mogoro,
Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo,
San Nicolo' Arcidano, Santa Giusta, San Vero, Siamaggiore, Seneghe,
Sennariolo, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Tresnuraghes,
Uras, Zeddiani, Zerfaliu.
Provincia di Nuoro: Dorgali, Galtelli', Irgoli, Loculi, Onifai,
Orosei, Posada, Siniscola, Torpe'.
Provincia dell'Ogliastra: Arzana (I.A,), Barisardo, Baunei,
Cardedu, Girasole, Lanusei (I.A.), Loceri (I.A.), Lotzorai, Tertenia,
Tortoli'.
Provincia di Sassari: Alghero, Banari, Castelsardo, Florinas,
Ittiri, Montresta, Olmedo, Ossi, Valledoria, Viddalba, Villanova
Monteleone, Porto Torres, Putifigari, Uri, Santa Maria Coghinas,
Sassari, Usini, Sedini, Sennori, Sorso, Tissi.
Provincia della Olbia-Tempio: Badesi, Budoni, San Teodoro.
La suddetta area di produzione e' quella in cui il «Carciofo
Spinoso di Sardegna» risulta essere tradizionalmente coltivato. In
questi territori si ritrovano contemporaneamente tutte le
caratteristiche di vocazionalita' pedoclimatica idonee alla
coltivazione e si e' sviluppato contestualmente tutto il patrimonio
di esperienze, tradizioni e capacita' tecnico - colturali che
garantiscono la caratterizzazione del prodotto.


Art. 4.

Prova dell'origine

Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando
per ognuna gli input e gli output. In questo modo, e attraverso
l'iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di
controllo, delle particelle catastali sulle quali avviene la
coltivazione, dei produttori, dei condizionatori e' garantita la
tracciabilita' del prodotto. Tutte le persone, fisiche e giuridiche,
iscritte nei relativi elenchi, sono assoggettate al controllo da
parte della struttura di controllo, secondo quanto disposto dal
disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.


Art. 5.

Metodo di ottenimento

Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» DOP e' coltivato in «pieno
campo» secondo le tecniche di seguito indicate.
I terreni devono essere freschi, di medio impasto e ben drenati.
La preparazione dei terreni inizia con la discissura e/o con
l'aratura profonda.
La propagazione avviene mediante ovuli e/o carducci che devono
appartenere a piante con le caratteristiche tipiche dell'ecotipo
locale ed essere prelevati da carciofaie o dai piantonai e/o vivai
derivanti da materiale proveniente dalle zone di produzione di cui
all'art. 3.
Gli organi di propagazione, in fase di quiescenza e/o
pre-germogliati, vengono trapiantati tra la seconda meta' di giugno
ed i primi di agosto e consentono una produzione precoce nel periodo
autunnale. Trapianti successivi, compresi tra agosto e settembre,
consentono di ottenere produzioni piu' tardive, inverno-primavera. La
densita' d'impianto e' compresa tra 0,6 e 1,2 piante per mq. La
durata dell'impianto puo' essere annuale o poliennale.
Per la concimazione del terreno si utilizzano i seguenti elementi
nutritivi secondo i seguenti quantitativi massimi:
azoto 230 kg/ha; la dose complessiva e' frazionata in almeno 4
interventi (non si possono superare 70 unita'/ha per intervento);
fosforo (espresso in P2 O5 ) 120 kg /ha;
potassio (espresso in K2 O) 200 kg /ha;
Micro e macro elementi.
Inoltre, per assicurare un regolare sviluppo delle piante si
interviene anche con il metodo della fertirrigazione.
Gli interventi irrigui, praticati dalla messa a dimora degli
ovuli e/o carducci fino al manifestarsi di sufficienti
precipitazioni, devono essere realizzati per aspersione e/o a goccia.
La difesa fitosanitaria deve essere realizzata seguendo i
principi che regolano la difesa integrata, la difesa guidata e
secondo il metodo di produzione biologica. Nelle colture poliennali,
a fine ciclo di raccolta, deve essere fatta l'asportazione precoce
dei residui organici della coltura. Non e' ammesso l'uso di
regolatori di crescita in campo.
La raccolta dei carciofi deve essere eseguita a mano tramite la
recisione del gambo all'inserzione dei capolini di ordine successivo
(puo' essere agevolata mediante l'utilizzo di carrelli muniti di
nastri trasportatori) e deve avvenire prima dell'apertura delle
brattee, ossia dal 1° settembre al 31 maggio.
La resa produttiva massima e' di 10 capolini per pianta.
Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» deve essere condizionato in
Sardegna nelle aree definite all'art. 3 del presente disciplinare.
Il condizionamento del «Carciofo Spinoso di Sardegna» consiste in
una o piu' delle seguenti operazioni:
sgambatura: consiste nel sottoporre i carciofi al taglio totale
o parziale del gambo. In caso di taglio parziale, la parte del gambo
rimanente puo' essere ripulita dalla parte piu' esterna e legnosa;
eliminazione delle brattee: consiste nel rimuovere le brattee
piu' esterne del capolino (1-2-3 file) al fine di garantire la
pulizia del prodotto e la sua immediata fruibilita';
cimatura delle brattee: consiste nella eliminazione per taglio
della parte apicale del carciofo. Il taglio dovra' essere effettuato
ad un'altezza che garantisca l'eliminazione delle spine e la
conservazione di tutta la parte edule del capolino;
porzionamento: taglio del capolino in due o piu' parti,
utilizzabili per le tipologie di gamme commerciali;
conservazione: e' consentito l'uso di sostanze previste dalle
normative vigenti in grado di limitare il fenomeno di ossidazione del
capolino.
Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» deve essere confezionato nelle
aree definite all'art. 3 del presente disciplinare.
Per consentire il tradizionale consumo allo stato crudo del
«Carciofo Spinoso di Sardegna», vista la facile deperibilita' del
prodotto, intesa come perdita delle caratteristiche di freschezza,
ovvero brillantezza e turgore, a carico del capolino, del gambo, e
delle foglie, e' necessario ridurre al minimo le manipolazioni e
sottoporlo al condizionamento immediatamente dopo la fase della
raccolta.
Tale vincolo garantisce un sicuro vantaggio in termini di
freschezza per effetto di minori fenomeni ossidativi e traspirativi
ai quali il prodotto andrebbe incontro, alterandone di conseguenza le
caratteristiche fisiche, organolettiche e chimiche.
Tale procedura, oltre a garantire la tracciabilita' completa del
prodotto, rallenta il decadimento delle proprieta' fisiche ed
organolettiche, con particolare riferimento alla consistenza, al
gusto, al profumo e al colore, elementi essenziali che consentono al
consumatore l'identificazione del prodotto e il tradizionale consumo
allo stato crudo.


Art. 6.

Legame con l'ambiente

La produzione del «Carciofo Spinoso di Sardegna», con le sue
riconosciute peculiarita', trova il suo fondamento nel forte legame
con il territorio isolano particolarmente vocato sia per le
tradizionali tecniche di coltivazione che per le favorevoli
condizioni pedo-climatiche e morfologiche.
L'esistenza congiunta di tali fattori consente di ottenere un
prodotto che si distingue, non solo per l'aspetto estetico, ma anche
per le caratteristiche organolettiche quali la limitata astringenza,
il sapore gradevole, frutto di un'equilibrata sintesi di amarognolo e
dolciastro, e la tenerezza della polpa che ne favoriscono il consumo
allo stato crudo.
Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» e' inoltre ricco di elementi
nutritivi a spiccata azione depurativa per l'organismo ed e' noto per
le sue proprieta' terapeutiche (stimolazione della diuresi,
disintossicazione del fegato, diminuzione del colesterolo nel
sangue). Contiene carboidrati in misura importante, sali minerali,
potassio, fosforo sostanze polifenoliche e diverse tipologie di
vitamine, in particolare del Gruppo A. Inoltre, la totale esclusione
dei fitoregolatori da parte dei carcioficoltori sardi permette il
raggiungimento di un prodotto con garanzie di alta qualita'
igienico-sanitaria; a cio' si aggiunge la particolare conformazione
del capolino, che presenta brattee strettamente appressate le une
alle altre, che lo preserva dalla penetrazione di eventuali sostanze
esterne nocive nella parte edibile del carciofo garantendone quindi
la salubrita'.
Tale coltura ha trovato il suo habitat naturale e quelle
condizioni pedoclimatiche ideali al suo sviluppo nelle aree costiere,
che godono di microclimi particolari, nei fondo valle e nelle pianure
centrali dell'Isola, localizzate ai lati dei piu' importanti corsi
d'acqua.
La temperatura media invernale e' di 11,3 °C, mentre quella
estiva risulta di circa 24 °C, con una media annuale di 17,6 °C. Le
brinate sono rarissime, eccezionali le nevicate. Il 95% degli apporti
idrici annuali, che ammontano a circa 560 mm, e' dovuto a
precipitazioni di carattere piovoso, mentre la rugiada e la grandine
concorrono per il restante 5%. La distribuzione annua delle piogge e'
notevolmente irregolare, presentando un picco di 196 mm durante la
stagione invernale ed un assenza quasi totale (21mm) nel corso
dell'estate. I giorni piovosi ammontano mediamente a 51. I fattori
climatici influenzano la qualita' del «Carciofo Spinoso di Sardegna»
in quanto condizionano le funzioni generali della pianta come la
fotosintesi, l'assunzione dell'acqua e delle sostanze nutritive. La
luce e' un fattore climatico molto importante nel determinare le
caratteristiche qualitative del «Carciofo Spinoso di Sardegna» ed in
particolare l'intensita' della radiazione, anche nei mesi invernali,
influenza la produzione di sostanze di riserva quali i carboidrati
che ne determinano il sapore, rendendolo particolarmente adatto ad
essere consumato crudo. Si osserva, del resto, che l'intensita' di
insolazione in tutta l'areale di produzione risulta omogenea in
quanto le differenze di latitudine tra le aree vocate settentrionali
e quelle meridionali sono irrilevanti.
Tutti i terreni ricompresi nell'area di produzione individuata
nell'art. 3 sono di origine alluvionale, freschi e di buona dotazione
in elementi chimici, vale a dire fosforo, magnesio, potassio, calcio
e ferro, e in sostanza organica, tendenzialmente a reazione neutra o
leggermente sub-alcalina.
Dal punto di vista chimico, l'equilibrata composizione in
elementi minerali, unitamente alla dotazione in sostanza organica,
rendono tali terreni ben strutturati sotto l'aspetto fisico e in
grado di valorizzare le frequenti irrigazioni che, visto il periodo
in cui si svolge il ciclo del «Carciofo Spinoso di Sardegna»,
assumono un'importanza decisiva nello sviluppo equilibrato della
pianta. Consentono inoltre di differenziare i capolini nel periodo
autunno-inverno, periodo in cui le particolari condizioni climatiche
dell'Isola (temperature, piogge, luminosita' ecc.) sono ritenute
capaci di conferire al prodotto la composizione chimica e le
caratteristiche organolettiche sopra indicate.
La buona dotazione di calcio, magnesio e potassio, nella
stragrande maggioranza dei terreni adibiti alla coltivazione del
carciofo, nonche' la composizione delle acque irrigue utilizzate,
migliora le caratteristiche di resistenza della pianta alle
condizioni di stress derivanti dalle alte temperature e dalla bassa
umidita' relativa. Allo stesso modo la presenza di terreni «freschi»,
profondi, senza ristagno idrico e principalmente alluvionali, che
presentano un'ottima capacita' di scambio, garantiscono la
disponibilita' di fosforo, ferro e potassio e altri sali minerali che
vengono facilmente assorbiti dalla pianta determinando le
caratteristiche di cui all'art. 2 del presente disciplinare.
Oltre a questa vocazionalita' intrinseca del territorio, la
risorsa umana con la sua tradizione, esperienza e capacita' consente,
attraverso le operazioni manuali di raccolta, cernita e calibratura,
la selezione del carciofo migliore. Le operazioni di dicioccatura e
di scarducciatura effettuate da personale locale altamente
specializzato contribuiscono all'ottenimento di un prodotto
selezionato. L'ottimale combinazione di fattori agronomici quali
l'epoca di impianto, la densita' colturale, il sapiente impiego di
irrigazione, la concimazione e i mezzi di lotta fitosanitaria,
saggiamente utilizzati dall'uomo, nonche' la durata limitata delle
carciofaie da 1 a 3 anni con la conseguente vigoria delle piante, di
natura fiorente, accentuano la naturale predisposizione del «Carciofo
Spinoso di Sardegna» al consumo crudo.
Da un punto di vista storico la produzione, la cultura del
carciofo e, in particolare, il suo legame con l'ambiente, trovano le
radici sin dal periodo dei Fenici e, percorrendo i vari secoli, sino
ai nostri giorni dove rappresenta una delle economie cardine
dell'agricoltura isolana e nazionale.
Testimonianze scritte della presenza del carciofo in Sardegna
sono riscontrabili gia' nella seconda meta' del XVIII secolo nel
trattato del nobile sassarese Andrea Manca dell'Arca che, nella sua
opera «Agricoltura di Sardegna» pubblicata nel 1780, intitola un
paragrafo: «Cardo e Carciofo.
Propagazione. Varieta'. Coltivazione. Uso.»
Dimostrazione dell'esistenza del «Carciofo Spinoso di Sardegna»
nei primi decenni del secolo scorso si trovano anche nello scritto di
Max Leopold Wagner in «La vita rustica della Sardegna riflessa nella
lingua», pubblicata a Heidelberg in Germania nel 1921.
Nell'importante opera, il Wagner, nel capitolo dedicato alla
coltivazione dei campi, parla delle colture minori della Sardegna
dicendo «...degli altri prodotti della terra, in genere poco
coltivati, hanno qualche diffusione, per lo piu' in soddisfacimento
del fabbisogno famigliare, le lenticchie, i fagioli, i piselli, le
zucche, i pomodori ed i carciofi...».
Dal manoscritto redatto dallo scrittore isolano Francesco Sonis,
per descrivere la storia ed il ruolo della «Compagnia Barracellare in
Sardegna», emerge un'interessante testimonianza della presenza del
«Carciofo spinoso di Sardegna» attraverso le tasse di assicurazione
che i produttori sin dall'800 pagavano in cambio della salvaguardia
da parte delle «pattuglie dei Barracelli» effettuata sui terreni
coltivati a carciofo.
Sin dai primi decenni del 900 si assiste poi, ad un importante
rinnovamento dell'agricoltura isolana e si passa, anche per il
carciofo, da una produzione destinata all'autoconsumo ad una
produzione specializzata, orientata verso i mercati di consumo
nazionali ed internazionali. E' in questo periodo di grande
evoluzione commerciale che si diffonde la notorieta' del «Carciofo
Spinoso di Sardegna», infatti «nei mercati della penisola il carciofo
non veniva certamente commercializzato in modo indistinto e anonimo;
"l'essere di Sardegna" rappresentava di fatto una certificazione di
qualita' e origine sin dai primi anni del '900 gradita e richiesta
dai consumatori». (Fonti: Ferrovie dello Stato, movimentazione merci
autorita' portuali della Sardegna, movimentazione merci mercati
ortofrutticoli del nord-centro Italia).
L'origine storica del prodotto ha portato il consumatore ad
identificare nel corso dei tempi, il Carciofo Spinoso di Sardegna con
l'immagine della Sardegna stessa tanto che nel linguaggio comune si
parla di «Carciofo Spinoso di Sardegna» nei menu' di diversi
ristoranti, nelle etichette aziendali e nei documenti commerciali; da
qui nasce l'esigenza di formalizzare l'uso consolidato di tale
denominazione, in modo da rendere indissolubile il legame fra le
caratteristiche del prodotto ed il territorio sardo, tutelando i
consumatori ed i produttori da eventuali utilizzi scorretti ed
indebiti.


Art. 7.

Controlli

Il controllo sulla conformita' del prodotto al disciplinare e'
svolto dalla struttura di controllo, conformemente a quanto stabilito
dagli articoli 10 e 11 del Reg. CE 510/2006. Tale struttura e'
l'Autorita' pubblica Laore Sardegna Via Caprera n. 8, 09123 -
Cagliari, tel. 070 6026 - fax 070 6026 2222.


Art. 8.

Etichettatura

Il «Carciofo Spinoso di Sardegna» viene immesso al consumo
utilizzando le seguenti confezioni chiuse o aperte e con
l'apposizione del logo:
Confezioni chiuse:
vassoi da 1 a 12 capolini interi e/o porzionati;
cestini in materiale per alimenti da 500 gr. a 5 Kg.;
confezioni in legno, cartone e plastica per alimenti dai 1 ai
60 capolini, con o senza gambo, di dimensioni adeguate al numero di
capolini contenuti in ciascuna tipologia di confezione.
Confezioni aperte:
confezioni contenenti capolini interi (da 1 a 6) identificati
da una fascetta antimanomissione per alimenti. La fascetta avvolge il
singolo capolino o piu' capolini fino ad un massimo di 6. Sulla
fascetta sono indicate il logo della denominazione e tutte le
informazioni previste dal disciplinare di produzione.
Sono fatti salvi i materiali considerati idonei al
confezionamento del prodotto dalla vigente normativa comunitaria in
materia.
Ogni confezione deve contenere «Carciofo Spinoso di Sardegna»
della stessa categoria merceologica.
La parte visibile del contenuto di ogni confezione, inoltre, deve
essere rappresentativa dell'insieme.
Le etichette apposte sulle confezioni devono recare:
la denominazione «Carciofo Spinoso di Sardegna» DOP ed il logo
comunitario;
la categoria extra o I;
il calibro;
il numero di capolini;
ogni altra indicazione prevista dalle leggi vigenti.
Il logo della denominazione e' la raffigurazione stilizzata di un
carciofo spinoso umanizzato attraverso la sovrapposizione di un
sorriso, la testa dell'ortaggio diventa una vera e propria testa, le
foglie si trasformano in braccia aperte e si distendono in un gesto
amichevole e accogliente. Il messaggio che si coglie e' quello di un
prodotto dal gusto dolce nonostante la spinosita' dell'aspetto. I
colori sono il verde ed il violaceo, tipici della pianta, il
carattere scelto e' il Block Heavy Condensed.


Carciofo Spinoso di Sardegna
La massima riduzione consentita per la raffigurazione del logo e'
fissata in cm.2 di diametro. E' inoltre utilizzabile anche una
versione in bianco e nero.


Carciofo Spinoso di Sardegna
La D.O.P. deve figurare in etichetta in caratteri chiari,
indelebili, con colorimetria di ampio contrasto rispetto al colore
dell'etichetta e tale da poter essere distinta nettamente dal
complesso delle altre indicazioni le quali possono comparire in
dimensioni dimezzate rispetto ai caratteri con cui viene trascritta
la DOP.
Alla denominazione d'origine protetta indicata e' vietata
l'aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista dal
disciplinare di produzione, mentre e' consentito l'uso di ragioni
sociali e marchi privati, purche' non abbiano significato laudativo e
non siano tali da trarre in inganno il consumatore.

 

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