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Sibiola Igt

Pubblicato da disciplinare

La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei mosti e dei vini atti ad essere designati con l'indicazione geografica tipica "Sibiola" comprende il territorio dei comuni di Serdiana e Soleminis, in provincia di Cagliari (attualmente Sud Sardegna)

 

A) Informazione sulla zona geografica
L’ambito geografico di coltivazione della IGT Sibiola occupa una porzione della zona storica del
“Parteolla”, fondata su substrati modellati dall’erosione in dorsali allungate e pianori ondulati
durante il quaternario. Nella quasi totalità del territorio affiorano sequenze stratigrafiche
accumulatesi sul bordo della fossa tettonica del campidano costituite da sedimenti marini e
continentali oligomiocenici (arenarie, marne, calcareniti, ecc.) e quaternarie (alluvioni, sabbie e
limi). Nella porzione settentrionale e orientale emerge l’ossatura paleozoica della Sardegna
costituita da rocce metamorfiche e granitiche, anche queste sagomate in bassi rilievi arrotondati.
Fattori naturali rilevanti per il legame I vigneti di quest’area sono coltivati principalmente su terreni che testimoniano le tipiche linee evolutive delle catene pedologiche in toposequenza evolutesi sui sedimenti marnosi e arenacei dei rilievi del Miocene (Terziario), nel sud della Sardegna.
Al culmine delle dorsali marnose si possono osservare entisuoli chiari, sottili e poco evoluti, sui
fianchi dei versanti i suoli si fanno più profondi ed evoluti (inceptisuoli) con un maggior contenuto
in frazione organica e in calcare disponibile, alla base dei versanti i suoli sono profondi, con
contenuti elevati di argille rigonfianti, spesso con concrezioni di calcio e, quando è presente la
frangia capillare o la falda per lunghi periodi, concrezioni di ferro e manganese e zone asfittiche. Su questi terreni è necessario fare una valutazione di potenzialità all’uso viticolo, ben correlata alle singole varietà viticole che possono rispondere in modo molto diverso ai caratteri del terreno. Sulle alluvioni antiche e recenti presenti nell’area, sono diffusi suoli spesso profondi, con accumuli di orizzonti argillici, ma con caratteri distintivi e quindi con potenzialità agricola molto diversa tra loro. Sui substrati granitici e metamorfici che affiorano nella parte orientale della zona si trovano entisuoli e inceptisuoli sottili e pietrosi spesso degradati.
Il clima della zona di coltivazione della IGT Sibiola é quello riferibile al Basso Campidano della
Sardegna meridionale, classico clima mediterraneo, caratterizzato da inverni miti e mediamente
piovosi ed estati calde ed asciutte.
La piovosità media annua é di 500 mm distribuita mediamente su 55 giorni, concentrati
prevalentemente nel periodo autunno invernale e primaverile.
Le temperature durante l'inverno raramente scendono sotto lo zero (media annua delle minime
12°C), mentre d'estate si possono raggiungere, in alcuni casi, anche i 40 °C. Media annua delle
massime 22 ° C.

Fattori umani rilevanti per il legame
La tradizione vitivinicola esercitata nella zona sin dai tempi remoti, ha determinato la creazione
della IGT “Sibiola”. Nella zona è presente un antico borgo agricolo, a circa 3 Km dal comune di
Serdiana con la presenza della chiesa campestre di Santa Maria di Sibiola. L’antica chiesa, situata in una piccola altura fra le colline, è uno dei capolavori di arte romanica in Sardegna costruita dai
monaci benettini dell’abbazia di San Vittore di Marsiglia fra la fine dell’XI e inizio del XII sec. d.c.,
che guidavano il borgo agricolo e contribuirono notevolmente allo sviluppo dello stesso in
particolare nella coltivazione della vite e dell’olivo.
Da un documento dell’archivio di Pisa riguardante il dominio pisano nel cagliaritano, si evince che
Sibiola viene accreditato come il più ricco villaggio tra tutti quelli riportati.
Il Parteolla che è una regione storica della Sardegna sud-orientale, il suo nome deriva dal latino, in quanto nel periodo romanico, la Curatoria (o Partes) di Dolia era detta anche “Parte Olla” (Fonte: “La vite e il vino della Sardegna” Mario Sanges -1999).
Il nome “Olla” invece deriverebbe da Iolao leggendario capo dei Tespiesi, provenienti dall'antica
Grecia (Fonte: “Mal di Sardegna” Marcello Serra - 1977).
Nel Parteolla la coltivazione della vite e le sue trasformazioni in vino sono testimoniate sin dal
periodo nuragico. Infatti contenitori “da vino” in forme tipiche della cultura sarda “brocche askoidi” che hanno caratterizzato il repertorio vascolare sardo fino alla prima Età del Ferro sono stati rinvenuti nel villaggio nuragico di Monte Olladiri” di Monastir.
Inoltre, per quanto riguarda le attrezzature per la vinificazione in Età Nuragica, va citato, anche se allo stato attuale delle conoscenze non si hanno elementi certi, il ritrovamento del controverso
torchio nel villaggio nuragico di Monte Zara di Monastir, detti “pressoi”, realizzati in pietra e
presumibilmente utilizzati per la pigiatura dell’uva (Fonte: “La vite e il vino della Sardegna” Mario
Sanges - 1999).
In un periodo storico più recente, citano l’Angius e il Casalis nel “Il Dizionario: Sardegna paese per paese -1837-1855”: “Il giudicato di Cagliari o Plumino nella sua integrità era più ragguardevole degli altri non solo per la sua maggior estensione, ma ancora per più numerosa popolazione, per ricchezza e per potenza (...). Questo regno era diviso in quindici curatorie, delle quali sei marittime, Campidano, Nora, Sulcis, Sàrrabus, Chirra, Ogliastra; e nove mediterranee, Decimo, Sigerro, Gippis, Nuràminis, Dolia, Trecenta, Seurgus, Galila, Barbagia (...) dove si ragiona delle antiche popolazioni, e della fertilità del suolo....”.
E’ in questo periodo storico dei giudicati che la viticoltura raggiunge un alto livello di coltivazione,
come ribadisce sempre, il Dizionario di Angius-Casalis “Grandissima ne’ più luoghi è la forza delle
terre (...) Le vigne sono con molta cura coltivate in quello di Sicci e di S. Pantaleo, che danno alla
capitale uve e mosto (...)”. La potenzialità dell’area é ancora oggi ritenuta valida per le
caratter stiche pedoclimatiche e per risorse umane impegnate che attribuiscono al “Parteolla”,
prestigio e sinonimo di una viticoltura di qualità.

La forma di allevamento più diffusa nella zona è la controspalliera, con sesti di impianto variabili in base alla fertilità del suolo e alla vigoria delle piante, variano da m. 1,90-2,50 nell'interfila e 0,9-1,20 lungo la fila; la potatura più diffusa in questa forma di allevamento é a guyot e più raramente a cordone speronato.
Sono ancora presenti nelle zone più tradizionali e nei vigneti più vecchi, forme di allevamento ad
alberello sostenuto o meno da tutori e fili di ferro, la potatura prevalente é a sperone con 2-3 gemme, ma talvolta si alleva un corto capo a frutto. Queste forme di allevamento consentono di
ottimizzare l’esposizione dei ceppi alla luce e all’aria permettendo una razionale conduzione dei
vigneti e consentendo una migliore qualità delle uve.


B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico
L’orografia dolce del territorio di produzione con esposizioni variabili ma sempre ottimali per
garantire la corretta maturazione delle uve, fa si che il territorio del “Sibiola” sia da sempre una
zona vocata alla coltivazione della vite.
I vini di cui al presente disciplinare di produzione presentano, dal punto di vista analitico ed
organolettico, caratteristiche molto evidenti e peculiari in tutte le tipologie descritte all’articolo 6.
La tipicizzazione del Sibiola é legata alla peculiarità dei suoli calcareo-argillosi di origine
miocenica e all’ambiente geografico caratterizzato da piccole pianure, ampie vallate e dolci colline, che permettono una migliore esposizione ed areazione dei vigneti, circondati da una copertura vegetale costituita prevalentemente da oliveti secolari e da macchia mediterranea che riempie di profumi l’aria marcando i prodotti enologici in modo unico e riconoscibile ai palati più sensibili.


C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B).
Da millenni la vite è coltivata in questo territorio, come attestato da numerose fonti storiche, che
certificano la forte interazione della coltivazione con i fattori ambientali ed umani locali che hanno
permesso di ottenere vini con peculiari caratteristiche territoriali del “Sibiola”.
I caratteri pedoambientali tipici della zona, con l’applicazione di adeguate tecniche di coltivazione,
esaltano il rapporto suolo-vitigno, consentendo di incrementare i potenziali vocazionali dall’area e
di ottenere vini che riflettano le peculiarità locali.
I viticoltori da sempre, sapientemente, scelgono gli appezzamenti migliori per la coltivazione della vite in funzione dell’esposizione e delle caratteristiche dei suoli. 

VITIGNI

Vernaccia di S Gimignano b.
Vernaccia di Oristano B.
Vermentino B.
VERDUZZO FRIULANO
VERDICCHIO BIANCO B.
Cannonau N.
Canaiolo nero n.
CALABRESE O NERO D'AVOLA
Cagnulari N.
Caddiu N
CABERNET SAUVIGNON N.
CABERNET FRANC N.
Bovale N.
Bovale Grande N
Bombino Nero N
Biancolella B
Barbera Sarda N
BARBERA N.
Arvesiniadu B
ARNEIS B.
ANSONICA O INZOLIA
ANCELLOTTA N.
ALICANTE N.
Alicante Bouschet N
ALEATICO N.
Albaranzeuli Nero N
Albaranzeuli Bianco B
AGLIANICO
Giro' N
GARGANEGA B.
Gaglioppo
Forastera B
FIANO B.
FALANGHINA B.
DOLCETTO N.
Greco Nero
Greco Bianco
CROATINA N.
CORTESE B.
Clairette B
Chardonnay
Carignano N.
Caricagiola N
Pascale N.
Nuragus B.
Nieddu Mannu N
Nieddera N
NEBBIOLO N.
Nasco B
MULLER THURGAU B.
MOSCATO BIANCO B.
MONTEPULCIANO N.
Monica N.
MERLOT N.
MARZEMINO N.
MANZONI BIANCO B.
Malvasia N
MALVASIA ISTRIANA B.
Malvasia di Sardegna B
MALVASIA BIANCA DI CANDIA
Malbech N
SYRAH N.
Sylvaner Verde B
Semidano B
SAUVIGNON B.
SANGIOVESE N.
TREBBIANO TOSCANO
TREBBIANO ROMAGNOLO B.
TRAMINER AROMATICO Rs.
Torbato B
Tocai Rosso N
Tocai Friulano B
TEROLDEGO
RIESLING ITALICO B.
RIESLING B.
Retagliado Bianco B
REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO N.
PRIMITIVO N.
PINOT NERO N.
PINOT GRIGIO G.
PINOT BIANCO B.

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